Black Widow Records non è solo uno straordinario negozio di dischi e un’etichetta discografica underground famosa nel mondo, ma anche una sorta di circolo culturale spontaneo legato alla musica rock i cui protagonisti sono i titolari Massimo, Pino e Laura, i clienti/amici più appassionati e il giro di band, italiane e non, che vi girano direttamente o indirettamente intorno.
In questo contesto sono nati i molti tributi che la BWR ha pubblicato nel corso degli anni, sia relativi ad artisti seminali (Blue Cheer, Blue Oyster Cult, Black Widow, Death SS, Bowie/Bolan e Hawkwind) sia quelli inerenti determinati generi (psichedelia inglese e le colonne sonore della cinematografia horror o di fantascienza).
Adesso è la volta di rendere onore a un letterato: lo statunitense Howard Phillips Lovecraft, più noto come H.P. Lovecraft.
Si tratta di uno scrittore e poeta riconosciuto come uno dei maggiori autori di letteratura horror.
Le sue opere, costituite da una miscela di horror, fantascienza e dark fantasy, sono sempre state una grande fonte di ispirazione per il mondo della musica, soprattutto metal e dark, ma non solo.
Per questo motivo la Black Widow Records ha deciso di dare vita al tributo in oggetto partendo proprio dal libro omonimo di Paul Roland, cantautore dark folk inglese, nonché giornalista e scrittore, da sempre appassionato cultore di Lovecraft; il volume è inserito nella versione deluxe dell’album.
L’apertura della raccolta spetta ai mitici Death SS che propongono il brano “Necronomicon”, ispirato al libro immaginario “Book of the dead names”; un organo orrorifico anticipa una serratissima sezione ritmica su cui interviene il cantato luciferino di Steve Sylvester per poi chiudere ancora con l’organo.
Mortiis trae ispirazione da “The dream-quest of unknown Kadath” e ci regala “Descending into a dream”, un brano in cui le sinfonie nordiche e oscure lasciano un vero senso di inquietudine.
I campani La Janara, solitamente dediti ad un fantastico hard’n’heavy contaminato da elementi folk, in questo contesto optano per un brano molto aggressivo, “La casa stregata”, dove le scorribande chitarristiche di Nicola Vitale e le ritmiche furiose sorreggono il cantato di Raffaella Cangero che non fa prigionieri, in un pezzo che ruota intorno al racconto “Dreams in the witch house”…tra streghe ci si intende.
Lo zehul influenzato dai Magma che contraddistingue i trentini Runaway Totem, al fine di omaggiare Lovecraft, viene arricchito di elementi cosmici e psichedelici che determinano “Nodens”, nome diuna deità celtica che ricorre in “The call of Cthulhu”, per un brano progressive nella vera accezione del termine.
Paul Roland offre il suo contributo con due brani, “The cats of ulthar” e “The music of Erich Zahn” ispirati agli omonimi racconti, dove la sua indole folk oscura con quache sprazzo psych ci trasporta in piena atmosfera lovecraftiana.
Il doom sulfureo de L’Impero delle Ombre, qui arricchito da violino e cori femminili, ci permette di entrare nel mondo di “Dagon”, dio mitologico, che dà il titolo al brano e a cui si ispira il secondo racconto dell’autore.
Il Segno del Comando non fatica assolutamente a entrare nella parte avendola nel proprio dna; il loro brano “X’N-Yan” si addentra nei meandri del romanzo “The Mound” (“Il tumulo”) e sfoggia tutte le prerogative musicali tipiche della band, con gli splendi assoli della coppia Bruzzi/Lucanato.
Soul of Enoch è un progetto che rientra nella scuola genovese del dark sound (chissà se un giorno mi ricorderanno per essere stato il primo a citare questa definizione), infatti, ne fanno parte il polistrumentista Anthony Polidori (Tony Tears) e le voci di David Krieg (Tony Tears e Expiatoria) e Lisa Peretto; il loro suono si adatta perfettamente al contesto cui partecipano col brano “Festival in Kingsport” attorno allo scritto “The festival”.
Nicola Vitale (La Janara) e Ricky Dal Pane (Witchwood), insieme al bassista Piersabato Gambino, da un po’ di tempo stanno lavorando a una nuova entità, Salem Cross, nella quale far confluire il loro amore per la nwobhm più oscura e l’hard’n’heavy di fine ‘70; in attesa del loro album, abbiamo la possibilità di godere della loro classe sia nella cover in omaggio ai Blue Oyster Cult in
“The Dark side of the Cult”, sia in “Red hook”, brano qui contenuto e ispirato a “The horror at Red Hook”.
Non è facile emergere in un ambito ricco di qualità come in questa raccolta, ma gli Witchwwod dell’appena citato Ricky Dal Pane ci riescono presentando una perla di assoluta bellezza, “The shadow over Innsmouth”, in cui si addentrano nel clima del romanzo omonimo e lo fanno scegliendo il lato più space psych prog del loro sound.
I multinazionali Vitam Aeternam (per saperne di più, leggete la mia recensione su backinrock.it di qualche mese fa) si esprimono con il linguaggio variegatissimo derivante dal mondo dei Devil Doll e qui omaggiano “The case of Charles Dexter Ward”, vero classico di H.P. Lovecraft, col la loro “The anachronic geminae”.
“The whispering darkness” è un brano con cui i romani Dunwich (già il loro nome tradisce influenze ben note) ci fanno viaggiare attraverso i meandri del romanzo “At the mountain of madness” con la loro follia compositiva che unisce magistralmente folk, prog e musica sinfonica.
I genovesi Blue Dawn optano per un brano strumentale, “The dunwich horror”, ispirato allo scritto omonimo, dove convergono momenti heavy dark con influenze marcate dal mondo Hawkwind.
Il rituale a base space psych dei milanesi La Morte viene dallo Spazio ci conduce nella verve più fantascientifica dell’autore espressa da “Color out of space”, la cui traduzione in Italiano, “Il colore venuto dallo spazio”, ci fa capire molte cose.
Restiamo ancora a Milano da cui arriva l’heavy dark ad alta contaminazione da filmografia horror, cantato recitativo compreso, de La Stanza delle Maschere che omaggia il racconto “Cool air”.
Freddy Delirio, dopo averci deliziato col suo organo nel brano dei Death SS, offre il suo contributo con “On the threshold” dove, insieme ai suoi The Phantoms, dipinge atmosfere oscure su cui si staglia il cantato alla Alice Cooper per tributare lo stesso Lord Cthulhu.
The Magik Way con il suo dark ambient unito al cantato recitativo completato da voci femminili non fatica a offrire uno splendido apporto onirico al tributo con “Hypnos” che prende spunto da uno scritto del 1922.
Il doom orrorifico degli Eminence Noire chiude l’opera; si tratta di un progetto di Sylvain Auvé, leader dei francesi Northwinds, in cui voleva esprimere la sua totale adorazione per Lovecraft, ma la sua morte prematura ha impedito che ciò avvenisse, tanto che questo “Dagon” è l’unica testimonianza discografica ufficiale della band che in questo caso si addentra nell’omonimo racconto.
Da rimarcare la consueta cura maniacale con cui è stato allestito il progetto: dalla scelta delle band e dei brani, alla ricercatezza della grafica e della confezione, in particolare quella deluxe che oltre all’album, contiene il volume di Paul Roland, un libretto particolareggiato sull’opera, oltre ad altre chicche.
Death SS – Necronomicon
Mortiis – Descending into a dream
La Janara – La casa stregata
Runaway Totem – Nodens
Paul Roland – The cats of Ulthar e The music of Eric Zahn
L’Impero delle Ombre – Dagon
Il Segno del Comando – X’N-Yan
Soul of Enoch – Festival in Kingsport
Salem Cross – Red hook
Witchwood – The shadow over Innsmouth
Vitam Aeternam – The anachronic geminae
Dunwich – The whispering darkness
Blue Dawn – the dunwich terror
La Morte viene dallo Spazio – The colour out of space
La Stanza delle Maschere – Aria fredda
Freddy Delirio and The Phantoms – On the threshold
The Magik Way – Hypnos
Eminence Noire – Dagon