di Alessandro Uva
Si formarono nel 1967 su insistenza del critico, giornalista, scrittore, poi manager e produttore del
gruppo Sandy Pearlman, con il nome di Soft White Underbelly (da un’espressione di Winston Churchill), che
presto decise di cambiarne il nome in quello con cui la band passerà poi alla storia.
Lo scopo di Perlman era quello di adattare in musica, servendosi di musicisti dotati, un suo poema
che verteva sull’esistenza di un’associazione nascosta, invisibile, da lui denominata “Loggia
dell’Ostrica Blu”, in realtà formata da esseri inter-dimensionali da sempre dietro le vicende dei
mortali che manipolavano a piacimento per il conseguimento dei loro interessi. Governi, economie,
politiche, religioni, sarebbero il risultato di queste costanti macchinazioni, anche attraverso l’operato
di agenti, umani trasformati, tra cui “Imaginos”.
In realtà il primo omonimo album dei Blue Öyster Cult sarebbe dovuto essere un doppio. Ma non tutti nella band erano d’accordo con il concept di Pearlman, tantomeno la casa discografica, per cui si optò per un più
snello singolo. Tracce del poema rimasero in alcune songs, “Astronomy”, “Subhuman”, poi riprese nello album
del 1988 “Imaginos”.
Fantasie? Forse. Ma mister Pearlman vi credeva davvero e con lui il batterista della band Albert Bouchard
(ricordiamo che l’album “Imaginos” uscì a nome BOC ma inizialmente doveva essere un progetto
solista proprio di Bouchard e Pearlman, a cui nel tempo si unirono via via tutti gli altri componenti
della band).
Ma perché fu scelto proprio il nome “Culto dell’Ostrica Blu”?
Perlman non era probabilmente l’istrionico sprovveduto che molti pensano che sia stato.
I primi tre gradi della massoneria ufficiale infatti sono noti con i termini di “Massoneria Azzurra” o
“Massoneria della Loggia Blu”, denominata anche “Massoneria Giovannita”. Il colore richiama
quello del mare, poiché un’antica conoscenza fa risalire la nascita della civiltà umana alla figura
dell’Homo Piscis, colui che, fuoriuscito dalle acque, avrebbe portato la conoscenza ad una umanità
ancora allo stato primordiale e selvaggio, accendendone ed accelerandone l’evoluzione.
Tale divinità anfibia, serpentiforme, è ricordata con il nome di Oannes il civilizzatore, figura confluita
poi dai culti mitraici del proto-cristianesimo nel cattolicesimo contemporaneo con il nome di San
Giovanni, ma conosciuto anche presso la civiltà fenicio-cananea col nome di Dagon, padre di Baal,
ed in quella sumera come Enki, dio delle acque e della terra in contrapposizione al gemello Enlil, dio
dell’aria e del cielo.
Tracce di questa conoscenza esoterica di Pearlman possono scorgersi anche nella cover di “Agents
of Fortune” del 1976, creata in collaborazione con i grafici Berg ed Engel, in cui è in bella mostra
un uomo con i baffi elegantemente vestito (un prestigiatore, un mago?), che mette in bella mostra
con la mano sinistra (la mano “debole” che rappresenta la parte animica femminile), 4 carte dei
tarocchi di Thoth, ideati e realizzati da Aleister Crowley nel 1938/43.
Dall’alto verso il basso scorgiamo la carta della Morte, quella dell’Imperatrice, quella dell’Imperatore
e quella del Sole. Il loro significato divinatorio ci ammonisce ad “obbedire al potere se non si vuole
andare incontro a morte certa”.
Ma a quale potere ci si riferisce?
La soluzione sembra esserci offerta dalla mano destra (la mano “forte”, quella che rappresenta la
parte maschile o spirituale), che sembra indicare il logo della band creato da Bill Gawlick per il primo
album del gruppo e che rappresenta il simbolo astrologico del dio Saturno/Crono, uno degli dei
Titani, padre di Zeus (culto solare, Pleiadi) che sconfiggendo gli Antichi dei, come riportato nella
Titanomachia e Gigantomachia greche, sarà poi a capo dei Nuovi dei. Secondo la tradizione Crono,
dio del nulla, del caos, viene spesso rappresentato come il Grim Reaper, l’Oscuro Mietitore che
recide con la propria falce le anime degli uomini.
Curiosamente questo è il vinile di “(Don’t fear) the Reaper” (ovvero: non aver paura del Mietitore),
mega classico della band, che sembra invitare al suicidio amoroso.
Il tutto avallato dal retro della copertina dell’album, in cui il pianeta Saturno sormonta la piramide, simbolo
degli Illuminati di Baviera e del potere massonico, alla luce della luna che filtra all’interno di quello
che sembra essere un tempio.
Da ricordare che Saturno è spesso sovrapposto alla figura del dio titano Prometeo (culto stellare,
Sirio) che rubò la conoscenza agli dèi per portarla agli uomini, ritornando quindi ancora ad Oannes
ed all’anfibio civilizzatore.
Il logo di Saturno appare inciso su di un blocco di pietra che sembra avere forma cubica.
Nel primo lavoro omonimo della band pubblicato nel 1972 compaiono delle singolari celle cubiche:
Le stesse che, sovrapposte senza fondo, richiamando per questo il “Panopticon” di Jeremy
Bentham in cui nulla può sfuggire all’occhio vigile del “guardiano/controllore”, vanno a costituire la
piramide sormontata dal simbolo di Saturno del secondo lavoro “Tiranny & Mutation” del 1973.
La piramide appare adagiata su di una scacchiera le cui caselle bianche/nere richiamano il
pavimento dei templi massonici ed il dualismo bene /male, femminile/maschile delle colonne di
“Jachin e Boaz” proprie del “Tempio di Salomone”.
Il cielo appare suddiviso in cerchi concentrici a suggerire le tradizioni
antroposofico/aristotelica/tolemaica della classificazione delle schiere angeliche.
Il cubo/parallelepipedo è uno dei simboli associato al sesto pianeta del sistema solare. Particolare
come attorno alla Ka’ba islamica, costruzione cubica di circa 10 metri di altezza, i pellegrini compiano
dei giri evocando il movimento degli anelli di Saturno. Il “Monolito Nero” dalla forma parallelepipeda
che compare nel film “2001 Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrik, viene rinvenuto sul pianeta Giove
quando originariamente, nel romanzo di Arthur Clarke da cui la trasposizione cinematografica è
tratta, l’azione avviene in orbita a Saturno, in particolare sul satellite Giapeto. Secondo la tradizione
“Eleusina”, il Titano Giapeto fu il creatore dell’umanità caucasica grazie all’operato dei figli “Atlante”
che donó all’uomo la conoscenza e la vita, “Menezio” che conferì la forza interiore ed esteriore,
“Epimeteo” il seme femminile ed infine “Prometeo” il seme maschile.
Ancora una struttura a forma di parallelepipedo nell’inner sleeve di “Revolution by Night” del 1983,
dominato da uno sciacallo riconducibile ad Anubi/Seth/ Saturno.
Ma perché Saturno appare centrale nell’iconografia dei B. O. C.?
Secondo la scuola antroposofica di Rudolf Steiner l’evoluzione del nostro mondo passa attraverso
sette stadi.
Il primo è appunto quello di “Saturno” voluto dalla gerarchia angelica dei “Troni” o “Spiriti della
Volontà” che, attraverso il calore, ne plasmarono il corpo fisico. Quindi Saturno come origine di tutto.
Saturno come precursore dello stesso sole, poiché lo stadio successivo nella creazione
antroposofica è appunto quella del “Sole”.
Il quarto stadio del pianeta, quello in cui attualmente ci troviamo, sarebbe quello della “Terra”, invece
opera dei “7 elohim” o “Spiriti della Forma”.
Per ottenere tale risultato uno dei sette “ingegneri solari” (“Yawheh”, “Il Reggente della Notte” secondo
Steiner) dovette “sacrificarsi” sulla luna per garantire al nostro pianeta l’irradiazione anche durante
il calar del sole. Pertanto la Terra risulta sospeso tra la luce solare intesa come “accelerante
spirituale” e i riflessi della Luna o “ritardante materiale”.
Ecco spiegata nella back cover anche la presenza del nostro satellite, raffigurato durante un’eclissi: è questo il momento in cui le forze “arimaniche” o oppositrici, vengono riversate sulla Terra (culto Lunare).
È questo il momento in cui coloro che praticano la magia nera (ancora ritorna la
figura del mago-stregone di copertina) potrebbero acquisire più forza, canalizzandone il potere.
Strani collegamenti esoterici anche nell’album “Mirror” del 1979 dove, nello specchietto retrovisore
dell’autovettura presente nella foto di copertina, è visibile al “contrario”, non solo il titolo dell’album,
ma anche il luogo dove Crowley invocò il demone Bertzabel nel 1919, nome udibile nella song
“You’re not the one” in un messaggio velocizzato. Per evocare la bestia Crowley utilizzò tra gli altri
proprio uno specchio.
La stessa evocazione che la band al completo sembra voler effettuare nell’immagine di copertina di
“Spectres” del 1977 e che appare voler celebrare all’interno di un teatro dalla parvenza oscura e
gotica in “On Your Feet Or On Your Knees” del 1975.
Finalmente nel 1988 l’intero plot viene spiegato nel capolavoro “Imaginos”: nel 1804 un bimbo di appena 8 anni attira l’attenzione di 7 esseri inter-dimensionali (i sette Elohim di Steiner?) che modificandolo e dotandolo di abilità particolari, lo utilizzano per i propri scopi di dominio.
In un naufragio nel 1829 il ragazzo viene salvato dai servitori di quelli che vengono denominati “Les
Invisibles”, i “Custodi del culto dell’Ostrica Blu”. Gli stessi che compaiono sulla cover di “Fire of
unknow origin” del 1981 i quali finalmente rendono edotto il giovane, fino a quel momento
inconsapevole, della sua effettiva natura di agente.
Questi, dunque, rinasce come “Luce Eterna” (ancora un richiamo a Lucifero/Saturno, il portatore di
Luce), dedicando la sua intera esistenza a preparare la strada per l’arrivo dei “dominatori”.
In ultimo la domanda è:
Pearlman voleva metterci in guardia sull’operato di “Imaginos” e simili
o era lui stesso un agente del Culto dell’Ostrica Blu?