Quando sei uno dei gruppi hard rock più importanti dell’universo, qualsiasi uscita discografica ti riguardi non può che suscitare attesa ed entusiasmo, oltre che forte curiosità.
Penso che i Blue Öyster Cult non abbiano bisogno di presentazioni, ma, nel caso, rimando alla recensione relativa al loro tributo “The Dark Side Of The Cult”, edito dalla Black Widow Records col supporto di Giancarlo Bolther, uno dei massimi cultori della band
Da qualche anno si occupa di loro un’etichetta italiana, la Frontiers, che ha fatto uscire svariati live di periodi diversi, ha ristampato alcuni album e, soprattutto, ha permesso l’uscita del loro ultimo lavoro in studio, il bellissimo “The symbol remains” del 2020.
Adesso è la volta di “Ghost stories”, una raccolta di brani provenienti da sessions e registrazioni che vanno dal 1978 al 2016, comprese alcune cover.
Non ci troviamo di fronte alla classica raccolta “The best of…”, utile per far conoscere il repertorio a sfortunati e ignari, ma nemmeno al cospetto di materiale di scarso valore per sfruttare la smania eccessiva dei completisti.
La necessità di dare alla luce brani che altrimenti sarebbero rimasti nel dimenticatoio si unisce alla probabile ultima occasione di ascoltare materiale suonato dalla formazione storica, visto che in quella attuale ne sono rimasti solo due membri, Donald “Buck Dharma” Roeser ed Eric Bloom.
Grande protagonista di quest’opera è George Geranios, tecnico del suono e produttore nel periodo considerato, con il “vizietto” di registrare sempre tutto, cosa che ne ha permesso il completamento.
Ecco quindi un classico brano BOC al cento per cento, “Late Night Street fight”, con le sue melodie cinematografiche mai banali, ritmiche dinamiche e liriche a più voci.
Seguono “Cherry” col suo il hard’n’roll completo di coro anthemico e “So Supernatural” classica e affascinante composizione di Joe Bouchard.
La prima cover in cui ci si imbatte è un cavallo di battaglia nei concerti, qui per la prima volta in studio la loro versione di “We gotta get out of this place”, brano scritto dagli autori americani Barry Mann e Cynthia Weil ed edita come singolo nel 1965 dagli inglesi The Animals, divenuta molto popolare tra le forze armate impegnate nella guerra in Vietnam.
Il legame sentimentale tra lo storico tastierista Allen Lanier e Patti Smith contribuì a relazioni artistiche con la poetessa del rock, da queste proviene “Soul jive” col suo carico di blues.
Le coordinate hard tipiche dei nostri emergono con “Gun” e “Shot in the dark”, ma, mentre nella prima le divagazioni chitarristiche poggiano su tappeti di hammond, nella seconda le scorribande delle sei corde fanno da base a un brano il cui refrain ne determina le potenzialità live.
“The only thing” opta per toni rilassati, rasentando il ruolo di ballad, con le orchestrazioni garantite dalle tastiere e linee vocali centrate.
Esordio in studio anche per la seconda cover, eseguita spesso in concerto, di uno degli inni basilari del rock, quella “Kick out the jams” dei ribelli MC5 che sicuramente hanno rappresentato le influenze più ruvide per la musica dei BOC.
“Music machine” tiene fede al songwriting di Joe Bouchard e si impregna di blues, anticipando le atmosfere enfatiche e avvolgenti di “Don’t come running to me”
Il finale è affidato ancora a un brano altrui inciso nel 2016 da una delle formazioni più recenti, si tratta di “If I fell” con cui viene dichiarato il loro grande amore e fonte di ispirazione… The Beatles.
Per alcuni saranno anche scarti o riempitivi, per altri potrebbe essere un’operazione raccatta soldi, ma a me questo album è piaciuto e tornerà altre volte a frequentare il mio impianto stereo.
Band:
Eric Bloom – chitarra, tastiere e voce
Albert Bouchard – batteria e voce
Joe Bouchard – basso, chitarra, tastiere, percussioni e voce
Allen Lanier – chitarra e tastiere
Donald “Buck Dharma” Roeser – chitarra e voce
Rick Downey – batteria su “So supernatural” e “Don’t come running to me”
Richie Castellano – chitarra, tastiere e voce
Kasim Sulton – voce su “If I fell”
Jules Radino – percussioni