Bosco Sacro “Gem” (Avantgarde Music, 2023)

Debuttare con la Avantgarde Music, splendida e coraggiosa etichetta italiana fondata nel 1994 da Roberto Mammarella è già sinonimo di garanzia. Ed infatti i Bosco Sacro non deludono, sia per l’esperienza dei protagonisti, già rodati in altri avventure artistiche: il chitarrista Paolo Monti (The Star Pillow e Daimon), la cantante Giulia Parin Zecchin (Julinko, il batterista Luca Scotti (Tristan da Cunha) e il chitarrista  Francesco Vara (Tristan da Cunha, Altaj) e sia per la qualità della proposta, una sorta di folk elettronico ambient, con tutte le divagazioni dl caso, tra shoegaze e dream pop. Approccio che ci permette di citare Ataraxia, Cocteau Twins, Dead Can Dance e Swans, ma mi prendo il rischi e cito anche la Kate Bush più sperimentale di fine anni ’80, nomi che hanno solo lo scopo di indirizzare chi legge, nei meandri di un suono etereo, con la voce di Giulia che si incunea sinuosa tra le pieghe di note vellutate, capaci di generare brividi di paura, ma anche di piacere. Tra natura, saggezza antica e spiritualità, i sei brani di ‘Gem’ ci consegnano la certezza che, lontano dal frastuono del quotidiano, è possibile raccogliere vibrazioni di energie superiori che ci permettono di innalzare l’anima. (Gianni Della Cioppa)

Bosco Sacro: natura e spiritualità in musica

Edmondo Romano “Religio” (Visage Records, 2024)

Stupendo disco che, come da biografia redatta dallo stesso artista genovese (che ricorderete con Eris Pluvia e poi gli Ancient Veil insieme ad Alessandro Serri e che, per darvi un’idea della caratura, ha suonato in oltre 150 album, tra solisti, collaborazioni e colonne sonore per cinema e teatro), possiamo definire di “musica libera”, dove ogni brano ha una propria vita e si muove tra ambient, atmosfere minimaliste, progressive, elettronica e colonne sonore. Numerosi gli ospiti che alimentano “Religio”, (leggi lista alla fine, qui segnaliamo il più noto al mondo rock, il cantante Roberto Tiranti), e che accompagnano il titolare, autore di tutti i pezzi e che si occupa degli strumenti a fiato. Tante le emozioni che si provano ascoltando i brani, tra cori polifonici, atmosfere rarefatte, dove gli strumenti più che suonare sussurrano le note e cantati solisti lirici che incantano. Senza azzardare paragoni, mi vengono alla mente sensazioni di XTC, Gavin Bryars, Penguin Cafe Orchestra, Kronos Quartet e Philip Glass, con i brani che diventano una sorta di matrioske con le note che si nascondono dentro altre note per generare melodie incantevoli. Un album bellissimo, che personalmente mi induce ad approfondire nuovi orizzonti sonori.

Edmondo Romano: sax (soprano, sopranino), clarinetti (sib, do, mib), clarinetto basso, duduk, chalumeau, low whistle, flauto dolce (soprano, contralto), kanjira, tastiere, programmazione

Simona Fasano, Karin Selva, Giulia Beatini, Roberto Tiranti, Paola Cialdella, Vera Marenco,

Lydia Giordano, Egle Doria, Silvia Napoletano, Edmondo Romano: voce

Tina Omerzo: pianoforte

Luca Falomi: chitarra elettrica

Alessandro Serri: chitarra classica, basso acustico

Roberto Piga, Teresa Valenza: violino

Ilaria Bruzzone: viola

Kim Schiffo: violoncello

Riccardo Barbera: contrabbasso

Rodolfo Cervetto: batteria

Olmo Manzano: percussioni

Yoko Hanzai: voce recitante in “Nel mio andarmene”, adattamento di un haiku di Masaoka Shiki

Per approfondire l’artista: https://www.edmondoromano.net/

(Gianni Della Cioppa)

Rabhas “Propaganda antiumana” (Broken Bones, 2024)

Death metal band bolognese in giro da tre lustri che si presenta a questo appuntamento, il terzo album più un paio di demo, con un nuovo cantante. Cambiamento che ha spostato l’asse verso una maggior cura degli arrangiamenti, anche se le undici tracce hanno sempre la forma di una valanga sonora che non lascia spazio a melodie aperte. Nonostante ciò l’album ha una sua forma di respiro, si ascoltino gli arpeggi di “Metastasi sociale” e il refrain nitido di “Amygdala”. Una sezione ritmica assatanata è la forza dei Rabhas che hanno anche il merito di rendere comprensibili i testi in italiano, tra follia, realtà distopica e quotidiana disumanità. Elementi crossover e noise, rendono l’album più interessante, dimostrando che c’è vita dopo il death. (Gianni Della Cioppa)

Gabriele Bellini “Mofus – Voice Of Rebellion Part. 2” (QuaRock Records, 2023)

Recuperiamo con colpevole ritardo l’ultimo lavoro del virtuoso della sei corde Gabriele Bellini, noto per il suo passato con gli Hyaena, ma da tempo solidamente in carreggiata da solo, tanto che questo è il suo ottavo album che gestisce. Come sempre il nostro non solo svela il suo talento strumentale, ma evita di giocare con carte sicure e si diletta su più frontiere, passeggiando tra vari stili, dal metal, al jazz rock e persino al rap. Lo accompagnano musicisti preparati e ben cinque cantanti che danno il giusto valore ai diversi temi compositivi. Una garanzia! (Gianni Della Cioppa)