C’è chi lo chiama revival rock, chi rock vintage, ma la verità è che di questi tempi il classic rock ha rialzato la testa, tornando prepotentemente sotto i riflettori grazie al successo di un buon numero di giovani gruppi che ne danno la loro personale interpretazione, che sia di ispirazione statunitense e più legata all’hard rock e al blues, o vicino a sonorità europee e quindi più progressive e british.
Spuntano davvero da ogni lato della scena internazionale questi nuovi cultori del rock classico, ovviamente legato agli anni sessanta e settanta, custodi di un’attitudine che si perde nella notte di quei tempi dove un vinile rigato dalla puntina di un giradischi polveroso era una delle armi più potenti per sentirsi liberi.
Se ne parla molto, almeno sulle pagine della nostra webzine, e la ricerca di nuove band che alimentano la passione non si ferma mai e ci porta questa volta in Germania, per conoscere gli Oakfarm ed il loro album di debutto, licenziato per la Pink Tank Records in questi primi mesi del nuovo anno.
Il trio composto da Tobias Lemberger alla chitarra e voce, Dennis Oelze alla batteria e Arne Döpper al basso suona classic rock dagli accenni heavy/psych, lo fa con la giusta attitudine e convinzione tanto da non passare inosservato, lasciando che l’atmosfera di un passato mai così attuale si insinui tra le trame di otto brani che, tra rock, psichedelia e ammiccamenti sia al blues che al prog, era un’abitudine per le band che scorrazzavano lungo l’Europa a cavallo tra i due decenni più importanti della storia della nostra musica preferita.
All’ascolto di brani come l’opener “What If”, “The Way” o della bellissima e conclusiva “The Melody” vengono in mente eroi musicali di una scena underground che regalò capolavori per molti sconosciuti ma che alimentò il fuoco del rock ed ispirò band e artisti destinati a diventare in seguito popolari icone attuali anche ai giorni nostri.
Rock On!