Ponte del Diavolo è il nome di questa band formatasi nel 2020 da membri provenienti da svariate entità della scena estrema piemontese, tra cui Feralia, Inchiavatu,…
Il gruppo è guidato dalla carismatica e talentuosa cantante Erba del Diavolo e si caratterizza per avere ben due bassisti in organico che contribuiscono a creare un sound oscuro, profondo e potente.
Dopo tre mini editi solo in cassetta o cdr, l’inizio del 2024 vede l’uscita del primo full lenght album, “Fire blades from the tomb”, edito per la Season of Mist, etichetta importante e specializzata in questo tipo di sonorità.
La loro musica è perfettamente in linea con la fama occulta di Torino, proponendo un doom esoterico, contaminato da Siouxie and The Banshees, dal dark sound italiano dei ‘70 e da una limitata e dosata componente black che si trascina dalle origini, alternando brani in Italiano ad altri in Inglese a seconda delle esigenze fonetiche… ma non solo.
“Demone” deflagra con la sua aggressività e una batteria devastante, lasciando spazio a una parte centrale evocativa e poi ritornando alla furia iniziale, con la vocalist che si aggira nei dintorni si Siouxie e di certo death rock.
Con l’aria ben surriscaldata arriva “Covenant” (link YT: https://youtu.be/tZYC_L7FE5E?si=oyDFYUDo594py34k ) a mio parere il top dell’album, con le sue caratteristiche da brano totale, grazie alla presenza di ospiti che arricchiscono la proposta introducendo il synth, il theremin e il clarinetto; siamo lontani dall’aggressività del brano precedente, ma qui aumenta la dose di inquietudine con un mid-tempo in cui spiccano suoni orrorifici di chitarre e dei synth e la prestazione di Erba del Diavolo che emerge come sacerdotessa occulta.
Ancora momenti evocativi e fascinosi, ma al contempo inquietanti, riguardano la prima parte di “Red as the sex of She who lives in death”, per poi esplodere nella seconda con ritmiche black che contrastano con vocalizzi di apparente innocenza.
I primi due minuti strumentali de “La razza” sono oscuri, introversi, quasi claustrofobici prima di aumentare i giri con un’accelerata nelle ritmiche e melodie più potenti su cui si erge la voce solenne e declamatoria della frontwoman.
“Nocturnal veil” si presenta con una base musicale costituita da percussioni di matrice estrema e tribale completata da suoni più rarefatti con il doppio basso che garantisce profondità su cui poggia il rito “notturno” propiziato dalla vocalist.
L’indole esoterica della band è suffragata ulteriormente da “Zero” con il suo testo in una lingua inesistente e nascosta, venuta fuori spontaneamente nella scrittura della cantante, per un brano che condensa ancora tutte le sfumature dark che ne caratterizzano il sound.
La chiusura è affidata alla cover di “The weeping song”, brano del grande Nick Cave, qui interpretata con rispetto, ma secondo l’anima oscura e potente che appartiene loro; menzione particolare per l’abbinata voce maschile e femminile, grazie alla presenza come ospite di Davide Straccione.
Ponte del Diavolo, ancora una band italiana di cui andare fieri.
Band:
Erba del Diavolo – voce
Krhura Abro – basso
Laurus – basso
Segale cornuta – batteria
Nerium – chitarre
Guests:
Andrea L’Abbate – synth su “Covenant”
Lucynine – theremin su “Covenant”
Vittorio Sabelli – clarinetto su “Covenant”, “Red as the sex of She who lives” e “Nocturnal veil”
Davide Straccione – voce su “The weeping song”