Penso che chiunque abbia fatto parte di una formazione dei King Crimson possa essere consegnato alla storia della musica, tanto più se sei stato uno dei protagonisti di tre tra gli album più belli del progressive rock.

Stiamo parlando di David Cross, violinista dallo straordinario talento messo a disposizione per gli album “Larks’ tongues in aspic” (1973), “Starless and Bible black” (1974) e “Red” (1974), capolavori che hanno appena compiuto o stanno per compiere mezzo secolo, ma che suonano freschi come se fossero stati composti ieri.

L’artista è ancora attivo su vari fronti, compreso quello dell’insegnamento.

Dal punto di vista musicale ha una carriera da solista, varie partecipazioni e tre album, di cui uno dal vivo, sotto il moniker David Cross Band.

Il terzo album, “Ice blue Silver sky”, è uscito a fine 2023 ed è entrato in distribuzione in questi primi mesi del 2024.

David ha messo in piedi una formazione con musicisti eccellenti e questo aspetto ha permesso di sfornare un album di straordinaria bellezza.

L’iniziale “Nurse insane” scalda l’ascoltatore con un’introduzione piuttosto lunga che anticipa l’evolversi del brano su coordinate hardeggianti su cui spiccano le linee melodiche offerte dalla voce di Jinian Wilde, abile con chitarra e flauto, e l’amalgama del gruppo.

L’anima progressiva emerge nei quasi dieci minuti di “Calamity”, in “Nowhere” e in “Over your Shoulder”, tutte all’insegna della versatilità: con la prima, partendo dal sinfonismo della parte iniziale, passando per momenti che strizzano l’occhio a sonorità reggae fino ad arrivare al crescendo conclusivo che suggella un brano completo e di caratura superiore; con la seconda, fondendo il romanticismo che la pervade con un’inclinazione soul, evidenziando anche ottimi interventi del flauto cui si aggiunge anche la presenza al sax di David Jackson, vero ospite di riguardo; mentre nella terza emerge una vena di prog puro su una struttura più semplice, ma molto coinvolgente.

L’estro e la varietà delle composizioni si estrinseca con “Karma gain”, più breve degli altri brani, che si affranca dal resto del repertorio e, pur mantenendo componenti della “musica colta” con un violino straordinario e il sax di Jackson, opta per soluzioni affascinanti e blueseggianti.

Cito in ultimo l’accoppiata di capolavori di circa quattordici minuti ciascuno e provenienti dal repertorio crimsoniano: “Exiles” qui viene riproposta in una versione raddoppiata rispetto a quella contenuta su “Larks’ tongues in aspic”, mentre “Starless” si prolunga per un paio di minuti in più dell’originale su “Red”; in entrambi i casi ci troviamo di fronte a due versioni meravigliose in cui David imperversa con la magia del suo violino quasi fosse una rivendicazione dei maggiori spazi che avrebbe gradito all’epoca.

Finché ci saranno musicisti di questo livello, il rock vero dormirà sonni tranquilli.

Band:

Jinian Wilde – voce, chitarre e flauto

David Cross – violino

Mick Paul – basso e cori

Steve Roberts – batteria

Guest:

David Jackson – sax e whistle