I Borknagar nascono a Bergen, in Norvegia, nel 1994 e vanno inseriti nel filone black sinfonico con molti elementi viking.

Il nome parrebbe derivare da un mito scozzese, ma la band propone anche un’interpretazione che lo vorrebbe anagramma della parola Ragnarok (l’Apocalisse nella mitologia nordica) cui è stata aggiunta la lettera “b”.

Fa parte della formazione iniziale anche il cantante Kristoffer “Garm” Rygg noto per aver fornito le sue prestazioni anche a campioni della scena prog estrema scandinava, tra cui: Ulver, Myrkur e Arcturus.

Fin dal secondo album emerge la loro propensione verso un’idea musicale progressiva, seppur rimanendo costante la verve black, fatta eccezione per lo splendido “Origin” del 2006 dove viene scelto il linguaggio folk, affrancando l’album dal resto della discografia.

Da “Winter thrice” del 2016 le parti growl lasciano sempre più spazio alle clean vocals entrando di più all’interno di quelli che sono i miei gusti personali, per arrivare al 2019, anno in cui viene dato alla luce lo splendido “True north”, opera enormemente ispirata e dalla bellezza fuori dal comune.

Il nuovo “Fall” emerge come l’ideale prosecuzione del precedente, situazione favorita da una raggiunta stabilità nella formazione che ha permesso anche agli altri musicisti di contribuire alle composizioni che fino ad ora erano salde nelle mani del leader Øystein G. Brun.

Già dall’iniziale “Summits” si palesano la profondità e l’intensità che pervadono l’album, con sette minuti dall’impatto devastante.

Le ritmiche tribali di “Nordic anthem” introducono un brano meraviglioso e atmosferico aprendo a melodie vocali da brividi.

L’inizio sinfonico di “Afar” illude prima di catapultare l’ascoltatore in un furore black mischiato a parti più melodiche.

La furia si placa e “Moon” si presenta come brano potente dalle vocalità efficaci, condito da un assolo memorabile.

“Stars ablaze” è a tutti gli effetti un brano prog di otto minuti nei quali si evidenziano cambi di tempo, idee variegate, cori meastosi e spruzzate estreme.

L’alternanza tra momenti più “rilassati” ad altri più furiosi caratterizza “Unraveiling” che ci trasporta verso il clou dell’album, “The wild lingers”, brano mastodontico, una sorta di ballata potente e atmosferica, con un groove azzeccato, non a caso scelto come singolo principale https://youtu.be/8RDdziIhQdo?si=c83rvxXJZIJG4vUc

Il finale è affidato a “Northward” che nei suoi quasi dieci minuti si esprime con struttura progressiva dove gli elementi estremi sono più marcati rispetto a “Stars ablaze”, regalandoci un brano totale di livello.

Le coordinate del Nord Europa sono rappresentate egregiamente dalla musica dei Borknagar.

Band:

Ics Vortex – basso, voce e cori

Lars A. Nedland – tastiere, voce e cori

Øystein G. Brun – chitarre

Jostein Thomassen – chitarre

Bjørn Dugstad Rønnow – batteria e percussioni