I Pattern-Seeking Animals sono una band americana, con base a Los Angeles, che ha il progressive nel dna, infatti, quasi tutti i membri suonano o hanno suonato negli Spock’s Beard, altra entità statunitense che si muove su queste coordinate e famosa per aver avuto tra le sue fila campioni assoluti come Neal Morse e Nick d’Virgilio, oltre che per un’ottima discografia.

La nascita dei Pattern avviene nel 2018 e dal 2019 ad oggi hanno all’attivo ben quattro album.

Dopo il primo omonimo del 2019, valido, ma non ancora ben definito, sono stati pubblicati due album splendidi, “Prehensile tales” (2020) e “Only passing through” (2022), in cui si evincono tutte le caratteristiche basilari del prog made in USA: sinfonismo, venature hard, molta attenzione alle melodie.

Adesso è la volta del quarto, “Spooky action at a distance”, che conferma una evidente prolificità, caratteristica comune anche alla band da cui provengono.

Quasi subito si denota una vena mainstream più accentuata rispetto ai due precedenti, infatti, se “The man made of stone” dipinge melodie arricchite da cori splendidi e un paio di interventi di cello azzeccati che esaltano il brano nella sua struttura progressive, il secondo “Window to the world” si presenta con un approccio easy listening marcato con tanto di ritmiche dall’anima reggae in stile Police.

Pattern-Seeking Animals: la tecnica non è tutto!!

Nel terzo “What awaits me” spicca un’interpretazione vocale da paura di Ted Leonard, mentre la seguente “He once was” evidenzia un prog romantico in cui oltre ai tappeti di mellotron si evidenziano interventi di flauto, sax e corno inglese per oltre 12 minuti di classe pura.

Le melodie vocali di “Underneath the orphan moon” e quelle semiacustiche di “Clouds that never rain” accompagnate da un quartetto d’archi sono tanto belle, quanto, forse, troppo facili per ciò che ci si aspetta da una band di questo valore.

“Bulletproof” ha il ruolo della ballad, inizialmente intima e introversa, per poi aprirsi con cori magistrali.

Con “Somewhere north of nowhere” e “Summoned from afar” il prog riprende il suo ruolo predominante con le evidenti influenze di Yes e Kansas, regalandoci due perle di assoluto valore prima del finale affidato a due classiche ballad come “Love is still the night” e “There goes my baby”.

I Pattern-Seeking Animals confermano di essere una band molto affiatata dove nessuno dei membri sovrasta gli altri garantendo un ottimo equilibrio esecutivo e compositivo, seppur un plauso va alla sezione ritmica e in particolare al lavoro di basso di Dave Meros; notevole anche il coinvolgimento dei vari ospiti, tanto per gli interventi strumentali quanto per l’apporto alla parte corale importantissima nell’economia del loro sound.

Concludo ricordando che l’album è uscito in tre versioni: cd, 2cd (con l’aggiunta di tre brani dal vivo) e 2lp (con l’aggiunta di due brani dal vivo)

Band:

Ted Leonard – voce e chitarra

Jimmy Keegan – batteria e cori

Dave Meros – basso

John Boegehold – synth, mellotron, chitarra, charango, mandocello, arpa automatica

Guests:

Abbie Parker – cori

Alex Bone – sax

Diane Boothby – cori

Gary Cambra – chitarra

Holly Rix – cori

Ivy Marie – cori

Liz Hanks – cello

Maisie Ireland – corno inglese

Marcella Detroit – cori

Rich Mangicaro – percussion

Sue Winsburg – flauto

Vesislava – cello

Quartet405 – archi

   Eliza James – violino

   Rebecca Schlappic Charles – violino

   Jennifer Wu – viola

   Danica Pinner – cello