Il progetto HTP di Joe Lynn Turner e Glenn Hughes è tornato! No, scherzo, oggi non parleremo di questa splendida cornice musicale. Sono stato chiamato ad ascoltare e recensire il nuovo lavoro dei Silver Horses, “Electric Omega”, che mi ricorda le soluzioni stilistiche tanto care ai due colossi summenzionati.

La band, però, evita di cadere nel turbine del derivativo, un rischio comune quando ci si avvicina a una narrazione hard rock dalle tinte blues. Intendiamoci, è praticamente impossibile inventare qualcosa di nuovo in un genere così seminale ed enciclopedico, ma questo non pregiudica affatto la godibilità di un lavoro di pregevole fattura, registrato e concepito ottimamente.

Il disco offre una varietà di linguaggi del genere: dai momenti più blueseggianti a quelli più sognanti, perfetti per un viaggio sulla Route 66 in decappottabile al tramonto. C’è spazio per dinamica e melodia a palate, senza mai scadere nel melenso. La band, attiva dal 2011, dimostra di sapere il fatto suo e ci regala anthem che potremmo ascoltare in autostrada in decapottabile. C’è spazio per psichedelia e grinta, mentre talvolta ci porta in atmosfere arabeggianti dai sapori vagamente prog. Non mancano momenti in cui si sprigiona il profumo dell’hard rock delle origini, riportandomi alla mente pensieri d’estate, con richiami ai talenti della sei corde più blasonati. Due ballad sono inoltre garantite per i cuori più burrosi.

Un aspetto che colpisce particolarmente di “Electric Omega” è la qualità della produzione. Non è un album dove il master è stato pompato allo stremo. Ogni strumento è ben bilanciato nel mix, permettendo a ciascuna parte di emergere senza sovrastare gli altri. La chitarra, in particolare, è incisiva e potente, con riff che catturano immediatamente l’attenzione, senza però essere eccessivamente compressa. Davvero un ottimo sound.

La sezione ritmica è solidamente inserita nel mix e costituita da un’eccellente preservazione della dinamica, ereggendo una base robusta su cui intrecciare le melodie; non risente inoltre dell’abuso di editing e triggering a cui siamo purtroppo sovente abituati. La voce, infine, è espressiva e versatile, capace di passare da toni graffianti e più arcigni a momenti più melodici con grande naturalezza, sedendosi in modo aggraziato nello spettro dell’ascolto senza voler per forza primeggiare in modo fastidioso.

La varietà delle canzoni è un punto di forza evidente dell’album. Ogni episodio ha una propria identità, pur mantenendo una coerenza stilistica che lega l’intero lavoro. “Bag Bones” è un perfetto esempio di come la band riesca a combinare elementi tradizionali dell’hard rock americano con un tocco moderno vagamente alla Nickelback/Alter Bridge, creando un mix di sonorità fresco e coinvolgente. “Endless Circle” aggiunge un tocco di psichedelia, con atmosfere sognanti e un groove ipnotico che cattura il mio ascolto sin dall’inizio. “Hafa Cafe” è un viaggio esotico, con influenze prog e un’atmosfera misteriosa che evoca immagini di terre lontane.

Non mancano momenti di pura energia come in “The Big Wave”, che ci porta felici in un’estate senza fine, con riff potenti e un ritmo incalzante. “Family Man” è un omaggio all’eclettismo del migliore Joe Satriani. E per chi cerca un momento di dolcezza, “Somewhere Sometimes” offre una ballad emozionante, perfetta per portare a segno la vostra conquista amorosa.

“Electric Omega” è un disco completo sotto tutti i punti di vista, ben prodotto e ben suonato, con tante cose da dire. La band ha dimostrato veramente tanta passione: riesco veramente a percepire quanto ci abbiano creduto e, soprattutto, quanto abbiano voluto scrivere un album che riflettesse i loro gusti.

Anche se leggermente più lungo della media, con tredici brani, può certamente essere ritenuto un ascolto piacevole, anche per chi non dovesse essere un estimatore abituale del genere. Un album che merita di essere ascoltato e apprezzato con certezza. Voto: 8/10