La Nuova Zelanda è un patrimonio musicale importante per il rock, come dimostrato dalle molte band emerse dalla nazione oceanica; la qualità delle proposte è altissima, specialmente quando si parla di musica heavy, con uscite mai banali tali da renderla uno scrigno che racchiude tesori musicali imperdibili.
L’anno scorso vi avevamo parlato del bellissimo album omonimo dei metal/psych/stoner/hard rockers “The Death Spell”, oggi è il turno dei Sidewinder da Wellington con il loro secondo lavoro intitolato “Talons”.
La band dà seguito al già ottimo esordio “Vines”, uscito due anni fa, con una raccolta di brani che in poco più di mezz’ora segna in modo indelebile questa parte dell’anno per quanto riguarda le proposte nel mondo misterioso ed affascinante dell’underground.
Capitanati dalla potente voce della singer Jem Tupe, la band esibisce un heavy rock di matrice doom/stoner, senza tralasciare la lezione psychedelica e riversandola su uno spartito settantiano.
Potentissimi, dal groove incisivo, sorretti da riff di scuola Sabbath, i cinque rockers neozelandesi (oltre alla cantante sono della partita Ben Sargent e Thomas Rousell alle chitarre, Sean Fitzpatrick al basso e Grant Lister alle pelli) non fanno prigionieri, i brani si susseguono uno più potente ed oscuro dell’altro e grazie alla durata assolutamente perfetta la voglia di premere ancora il tasto play è davvero tanta.
“Disarm The King” ha qualcosa dentro di sè che ci porta direttamente tra le paludi della Louisiana, il blues violentato da un groove cattivo è la ciliegina sulla torta di “Talons” che regala momenti di pura passione doom/stoner come in “Northern Lights” e “Desert Song”, brano quest’ultimo che non avrebbe sfigurato nella track list dell’intramontabile “Blues For The Red Sun” dei leggendari Kyuss.
Ancora una perla da terre lontane, aprite la nera e temuta ostrica e fatela vostra.