Non è facile raccontare in poco spazio la nuova musica di un’artista enorme come Shemekia Copeland, probabilmente la più grande interprete del blues della sua generazione; la figlia d’arte (suo padre Johnny Copeland era un cantante) è ormai conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, contando una lunga lista di collaborazioni e giungendo oggi al suo dodicesimo album.
Il nuovo lavoro si intitola “Blame It On Eve”, esce a distanza di un paio d’anni dallo spettacolare “Done Come Too Far” e mantiene l’altissimo livello a cui Shemekia ci ha abituato, se non da sempre, da almeno una quindicina d’anni.
La sua voce inconfondibile e “di genere” come poche oggigiorno questa volta mette da parte la sua nota vena drammatica, prediligendo nelle nuove canzoni pubblicate un’atmosfera più leggera e gioiosa rispetto al passato, pensiamo ad album come “America’s Child” o “Uncivil War”, intrisi di una profonda rabbia esistenziale.
Registrato a Nashville e prodotto come gli ultimi tre dischi dal musicista e compositore Will Kimbrough, “Blame It On Eve” ci restituisce la regina odierna del genere in uno stato di forma smagliante, con il suo blues più solare ed energico ma a tratti serioso e duro come la vita del sud che affonda nei cuori e nelle anime degli ascoltatori come un coltello nel burro.
Non mancano ospiti e amici come Jerry Douglas, Dashawn Hickman e Alejandro Escovedo ad aiutare la Copeland nel rendere il nuovo album un evento; “Blame It On Eve” non è però di facile assimilazione, perché si insinua piano e soprattutto lo si deve ascoltare con la dovuta attenzione per fare in modo che le nuove canzoni risaltino nel loro splendore blues/roots, marchio di fabbrica del credo musicale della grande artista di Harlem.
Blues on!