Esce per la nostrana Argonauta Records il quarto album dei rockers newyorkesi Shadow Witch, quartetto dal notevole valore artistico.
Il gruppo, guidato da Earl Walker Lundy, dà alle stampe il successore dell’ottimo “Under The Shadow Of The Witch”, licenziato quattro anni fa, continuando imperterrito la propria visione di rock nel nuovo millennio, che poi non si distacca molto da quella del passato, inglobando tra le sue trame classic rock, stoner, psichedelia e hard rock di matrice anni ’90.
“Eschaton” risulta quindi un buon lavoro, con una quarantina di minuti tra riff anni settantiani, qualche divagazione nel metal del decennio successivo (“Dominu Sanctus Oblivion”) e psych/stoner di tradizione desertica, sulla scia dei Kyuss. Da ascolto prioritario anche il singolo “The Lion & The Lamb” intriso di vapori dark.
A loro modo originali, gli Shadow Witch riescono nell’impresa di inglobare nel loro sound le diverse ispirazioni senza alcuna forzatura, il tutto grazie ad un songwriting ispirato.
Non c’è un solo secondo superfluo nella scaletta di “Eschaton”, comprendente otto brani molto interessanti non solo per il concept (“La fine di ogni cosa”, porta inevitabilmente all’apocalisse) ma, soprattutto, per un approccio al rock che nelle sue evidenti e molte ispirazioni risulta fresco anche se di non facile assimilazione. In sintesi l’ascolto richiede la dovuta attenzione, ma poi saprà regalare grandi soddisfazioni. Consigliato.