Eccoci al cospetto di uno dei più grandi personaggi che il mondo del rock ci ha regalato in questi ultimi trent’anni con il suo nuovo album.

Jack White, musicante e musicista, attore e produttore, artista anticonformista malgrado il successo piovutogli addosso ai tempi degli White Stripes, trasformatosi piano piano in vero culto per chi non ha mai smesso di seguire le sue tante avventure musicali di una genialità unica.

I White Stripes rimarranno il suo maggior successo, anche se il ragazzo di Detroit ha scritto e suonato grande musica rock e blues sia in forma solista che con almeno altre due band di cui non bisogna assolutamente dimenticarsi,  Raconteurs e Dead Weather.

Ma torniamo alla sua carriera solista, partita nel 2012 e che ci ha regalato due capolavori assoluti come “Blunderbuss” e soprattutto “Lazaretto”, monumentale lavoro del 2014 in cui a mio parere emerge tutto il geniale talento del musicista statunitense.

Oggi, a sorpresa e in linea con la “pazzia” intrinseca di White, esce “No Name”, album arrivato sugli scafali dei negozi firmati Third Man Records e regalati ai clienti ignari che il 19 Luglio hanno fatto acquisti in loco.

Da qui a finire in rete il passo è stato brevissimo e così ci siamo ritrovati tra un ascolto e l’altro a godere di tredici brani che tornano al garage blues degli esordi, scarno quanto volete, pregno di umori punk, blues fino al midollo e rock’n’roll nella forma più pura del termine (almeno di questi tempi.

Già da “Old Scratch Blues”, brano che apre il nuovo e sorprendente (in tutti i sensi) album si sente un White ritrovato, perso nelle strade di quella musica del diavolo che viene sostituita da una voglia terribile di Led Zeppelin, Black Sabbath e Rolling Stones, di Robert Johnson e delta blues.

Ruvido, violento, senza compromessi, l’album non trova pace, White urla nel microfono, “Bless Yourself” lascia spazio ad una “That’s How I’m Feeling” che torna ai colori del bianco e del rosso del passato, mentre la scaletta non lascia scampo, tra distorsioni hendrixiane e dinamitarde song garage punk rock (Bombing Out).

Tornato in forma smagliante, questa volta Jack White non sbaglia un colpo e ci regala (è proprio il caso di dirlo) un must, confermando ancora una volta l’importanza della sua arte in questi ultimi decenni di rock’n’roll, chapeau!