I Blues Pills provengono da Örebro, in Svezia, città che ha dato i natali anche a Witchcraft e Graveyard, e il loro primo embrione risale al 2011.

Tra il 2012 e il 2013 emergono con alcuni singoli che attirano l’attenzione degli amanti dell’hard blues psichedelico.

Nel 2014 il primo album omonimo e nel 2016 l’affermazione col loro capolavoro “Lady In Gold”, entrambi seguiti da uscite live che ne dimostrano l’attitudine ad esibirsi dal vivo, cosa che fanno costantemente in Europa e non solo.

Nel 2020 è la volta dell’ambizioso “Holy Moly!”, album in cui non è più presente Dorian Sorriaux, talentuoso chitarrista, nonché l’essenza più rock e psichedelica della band.

Le redini restano saldamente nelle mani della splendida e fascinosa valchiria Elin Larsson, palesando una maggiore propensione soul rispetto a quella ruvida e lisergica dei lavori precedenti.

L’album, seppur ottimo, non consente l’esplosione definitiva, penalizzato dal fatto di essere uscito in pieno periodo pandemico con le conseguenti limitazioni all’attività concertistica.

A distanza di quattro anni, riecco i Blues Pills con il nuovo disco ”Birthday”.

Si può parlare a tutti gli effetti di “dolce attesa”: innanzitutto, Elin si è presentata con un bellissimo pancione in procinto di diventare madre; in secondo luogo, l’anima soul e quella mainstream emergono in modo preponderante.

Siamo di fronte ad una raccolta di brani ottimamente suonati e modernamente prodotti da Freddy Alexander, per un impatto decisamente più radiofonico rispetto al passato.

Non credo ci sia una ragione speculativa dietro questa scelta, semplicemente il gruppo ha sentito la necessità di esprimersi così.

Tutto ciò emerge già dalla title track che apre l’album con un andamento coinvolgente e un ritornello micidiale, nonché il titolo dal significato plurimo, facendo riferimento alla maternità di Elin, ma, soprattutto, alla rinascita della band dopo un periodo oscuro e difficile.

Seguono l’anthemica “Don’t you love it” che presenta anche elementi funky e la suadente “Bad choices”.

“Top of the sky” consente un momento romantico prima di cedere il passo alla blueseggiante “Like a drug” e all’energica “Piggyback ride”.

“Holding me back” è la testimonianza di quanto la voce sia centrale e dominante nel suono della band.

Il tasso di blues si alza con “Somebody better” e “Shadows” e va ad anticipare la ballad “I don’t wanna get back on that horse again” e il finale della splendida “What has this life done to you” che chiude un album che si gusta piacevolmente e invita al riascolto, pur non togliendo la voglia e il bisogno di un’altra “Devil man”.

Intanto, mi preparo per andarli a vedere dal vivo a dicembre. (Luca Pizzimbone)

Il retro copertina di “Birthday”

E chi l’avrebbe mai detto dieci anni fa, quando uscì il primo lavoro dei Blues Pills che il gruppo sarebbe arrivato in un tempo relativamente breve ad un livello di popolarità che nel rock odierno può essere considerato uno status invidiabile.

Dieci anni in cui la scena si è arricchita notevolmente in termini di classic rock in Europa e oggi possiamo senz’altro affermare, senza essere smentiti che lo strapotere statunitense viene almeno affiancato dall’ottima qualità delle proposte nate nel nostro continente, con la vecchia Inghilterra che aiuta non poco questo dualismo vecchio come il rock’n’roll.

Oggi I Blues Pills, grazie al nuovo e diciamolo meraviglioso album intitolato “Birthday” alzano l’asticella di un rock classico dalle velleità mainstream, lo manipolano con sagacia e lo fanno loro, aprendo una porta fondamentale per dargli ancora una volta quel successo ed interesse negli appassionati che manca dagli anni novanta.

La gravidanza della splendida Elin Larsson, ha contribuito non poco sulla creazione di “Birthday”, i brani infatti sottolineano una vena solare e leggera nelle atmosfere e negli arrangiamenti; il rock del gruppo si spoglia in parte dell’hard blues degli esordi, per abbracciare più marcatamente il rock’n’roll, il garage e quelle atmosfere tipiche degli anni sessanta.

Riff facilmente memorizzabili fanno di brani come la title track, “Bad Choices” o “Piggyback Ride maledettamente memorizzabili al primo ascolto, mentre il gruppo in forma smagliante passa con disinvoltura tra i decenni più importanti per la nostra musica preferita con facilità disarmante.

Le ballads (“Top Of The Sky”, “Somebody Better”) sono firmate vocalmente da una Larsson sugli scudi, mentre la band concede al blues del delta di fare capolino con il brano capolavoro “Shadows”.

L’album si chiude con “What Has This Life Done To You” un brano che tanto sa di anni cinquanta  e riassume “Birthday” come un viaggio temporale sulle note del nostro amato, mai domo ed immortale rock’n’roll.

(Alberto Centenari)

Blues Pills (foto di Dana Trippe)

In oltre dieci anni di percorso gli svedesi Blues Pills si sono guadagnati la stima di tutti gli appassionati di classic rock. Non solo per la qualità della loro musica, racchiusa in una decina di titoli, tra album, ep e live, ma soprattutto per la loro attitudine in concerto. Infatti il quartetto non ha mai smesso di proporsi sul palco, crescendo anno dopo anno, in scurezza e qualità tecniche. Dimostrando che se si permette ad un gruppo di maturare, i risultati sono quasi certamente ottimi e in crescendo.

Anche per questo quarto album in studio il gruppo ha fatto bene i conti, infatti nonostante in copertina la cantante Elin Larsson si presenti in dolce attesa con un bellissimo vestito azzurro che svela il pancione, tutto è stato calcolato per fare in modo che dopo il disco, i quattro possano affrontare il tour, che passerà anche in Italia l’8 dicembre (Vedi foto sotto, nda).

E se è vero che la carismatica Elin è una presenza potente che oscura tutti, va riconosciuto che in questo disco ci sia una maggior attenzione per la melodia dei pezzi, e non credo di andare lontano se ipotizzo che “Birthday” svelerà al mondo la musica dei Blues Pills, andando ben oltre il circuito degli appassionati dell’hard rock blues, che si qui li aveva accolti. Infatti le undici tracce sono compatte, scritte con l’intento di raggiungere un pubblico più ampio, con riff accattivanti, cantati seducenti e refrain diretti, per un disegno finale di puro rock, riducendo quindi gli orpelli e i virtuosismi al minimo indispensabile, con la sola chitarra che ci regala alcuni assoli temprati di melodie.

Dopo i funzionali rock blues “Birthday” e “Don’t You Love It”, singoli di avvicinamento alla pubblicazione dell’album, oggi possiamo ascoltare in tutto il suo splendore l’intera scaletta dei pezzi e la sensazione è che non ci sia un solo riempitivo. La band ha in parte perso quell’alone vintage con un suono caldo, a favore di una produzione più “moderna”, opera di Freddy Alexander che si occupa anche del missaggio. Prendono forma così brani immediati come “Bad Choices”, “Like A Drug” e “Piggyback Ride” mentre “Top Of The Sky” è una ballata ariosa che mi ha ricordato nell’interpretazione il sentimento di Beth Hart. Nell’insieme “Birthday” avvicina i Blues Pills a proposte attuali come Rival Sons e The Black Keys, senza perdere nulla dello spirito antico, sulla scia dei Dirty Honey per capirci. Il brano sintesi di tutto ciò è “Holding Me Back”, diretta e spigolosa, con un coro che avvolge sin dal primo ascolto. “Somebody Better” è un blues che non perdona, a cui segue il canto tribale di ” Shadows” che ci restituisce i Blues Pills sciamanici dei primi anni, con Elin che gioca con la sua seducente vocalità. “I  Don’t Wanna Get Back On That Horse Again” si apre con un pianoforte dolce, con il cantato supportato da un coro quasi pop, impostato su una linea melodica semplice, e non mi stupirei se fosse il prossimo singolo di fine estate. Alla fine troviamo “What Has This Life Done To You”, splendida sintesi di un album molto bello su cui, lo speriamo tutti, i Blues Pills possono fondare un futuro radioso, come il loro talento e la loro costanza meriterebbero! (Gianni Della Cioppa)

Il volantino che presenta il concerto italiano di dicembre dei Blues Pills

Torna dopo 4 anni e un album “Holy Moly” che non aveva convinto molto la band svedese dei Blue Pills con questo “Birthday”, in cui abbandonano un po’ il loro stile rock-blues e di psichedelia per un suono più maturo e con una attenzione in più alla struttura dei brani che suonano più profondi e con molta più melodia.

Una evoluzione secondo me dovuta anche al loro nuovo produttore svedese Freddy Alexander, che è riuscito ad incanalare l’energia della band portando più attenzione con gli arrangiamenti.

E’ un disco in cui la parte principale sera gioca la sezione ritmica con il bassista André Kvarnsstrom e il batterista Kristoffer Schander.

Oltre naturalmente a Erin Larsson, che con la sua voce riesce ad essere dolcissima e allo stesso tempo fragorosa.

il chitarrista Zack Anderson lascia da parte gli assoli per accompagnare in maniera egregia ogni brano.

C’è un mix di canzoni cariche di energia ed altre più riflessive e di atmosfera.

Il trittico iniziale è da favola, “Birthday” è rabbiosa, “Don’t You Love it” ti fa saltare sulla sedia e “Bad Choices” ha un riff ipnotico. “Top Of The Sky” è il primo momento riflessivo, unwalzer cantato in maniera eccezionale da Erin. “Like A Drug” si allontana dai cliché della band e sperimenta nuovi lidi musicali. “Piggyback Ride” e “Holding Me Back” in cui si sente tutta la potenza dei Blue Pills.

“Somebody Better” è un blues che ti avvolge per quasi 4 minuti (i brani sono tutti nei limiti dei 4 minuti, molto scorrevoli), Shadows altro brano “sporco” e polveroso, mentre la chiusura del disco è lasciata a 2 brani lenti “I Don’t Wanna Get Back On That Horse Again” e “What Has This Life Done To You” uno slow d’altri tempi cantato sempre magistralmente da Erin Larsson.

Hanno fatto bene questi quattro anni di pausa e il cambio di produttore ai Blue Pills, situazioni che ci hanno regalato questo ottimo disco. (Alessio Antonietti)

“Birthday” è disponibile in CD, vinile nero, bianco, blu, bianco rigato blu e in digitale.

La foto interna di “Birthday”