Sono lontani i tempi di Lysol (1992) e “Houdini” (1993), album che diedero ai Melvins del leggendario King Buzzo quel poco di notorietà in anni in cui le parole crossover e sperimentazione non erano più considerate eresie.
I Melvins, nei quali oggi troviamo, oltre a King Buzzo e Dale Crover, anche Gary Chester (We Are The Asteroid) alla chitarra, Steve Mcdonald al basso e Roy Mayorga (Ministry, Soulfly) alla batteria e synth, continuano imperterriti il loro viaggio contrassegnato da una follia musicale che non trova ostacoli e confini, saltando con la solita ironica devianza sonora da un genere all’altro grazie a cinque jam ancora una volta ispirate.
“Tarantula Heart” non porta niente di nuovo sotto l’aspetto concettuale in un sound che continua ad essere assolutamente fuori da schemi precisi, costruito su jam di pura schizofrenia musicale dove si incrociano sludge, noise, punk e hard rock in un sodalizio sperimentale che funziona da decenni, a patto di chiamarsi Melvins.
L’album, quindi, non dà grandi punti di riferimento ma, allo stesso tempo, dimostra quanto la band sia sempre in grado di non perdere la bussola nonostante parti di musica pazzoide e geniale; quel tanto che basta per mantenere inalterata la reputazione costruita da King Buzzo e compagni in quasi quarant’anni di distruzione e ricostruzione degli stilemi che hanno fatto la storia del rock.