Terzo album in studio per il quintetto di Calgary Traveler. Dalla copertina psichedelica, surrealista, schizofrenica, si comprendono subito i contenuti sonori, concettuali, il cambio di rotta che abbandona il nero e le tonalità abissali, per colorarsi impazzito, sempre a cura dell’artista Dylan Barstad. Leggenda narra che il terzo disco debba esser tuoni e fulmini per la carriera di una band, presumibilmente matura dopo le esperienze vissute sia on stage che in studio, ma così non pare.

Qui ci troviamo di fronte a una coerenza implacabile rispetto ai precedenti. Si immergono anima e outfit nella NWOTHM, lasciando spazio a un songwriting maggiormente orientato verso il power epic, lo speed, sfumato di thrash, dalle nostalgiche atmosfere eighties. Non si inventano nulla i Traveler, eppure dimostrano una personalità originale, oltre a esibire doti esecutive virtuose. Derivativi i brani, ognuno per la sua strada, si illuminano degli insegnamenti di chi ha fatto la storia, su tutti gli Helloween degli esordi, che si aggrovigliano sfacciatamente agli Iron Maiden quanto ai Judas Priest, alla stessa maniera dei connazionali e giovani Riot City.

Il pedal to the metal lo spinge la rinnovata sezione ritmica del bassista Jake Axl Wendt e del batterista Nolan Benedetti, oltre ai registri del talentuoso Jean-Pierre Abboud e le chitarre gemelle dalla personalità maideniana di Toryin Schadlich e del mastermind Matt Ries. Il cambio di marcia si percepisce dalla durata dei nove brani rispetto ai precedenti, sempre comunque prolissi nella scrittura. Un disco che trasmette vibrazioni positive, e fa respirare divertimento e un senso di realizzazione sfogata, oltre a una paradossale leggerezza compositiva, nonostante la band abbia attraversato sentimenti disfattisti, causati dall’abbandono prima del batterista Chad Valier e del bassista Dave Arnold, che hanno partecipato, seppur parzialmente, alle lavorazioni. Un’intro strumentale Mayday, lancia l’allarme, è funzionale, efficace per proiettarci alla velocità della luce verso Take The Wheel, canzone intensamente derivativa, deja vu prolifico quanto invadente di Helloween e Iron Maiden. Ottimo il guitar work, virtuosi i registri di Abboud, debole il songrwriting sulle melodie, poco dinamiche, arriva più lo sfogo che il sentimento, si sente la pesantezza dell’accelerazione. Non è inferiore Dark Skull, il punto di luce lo dipingono le chitarre e la voce che la produzione curata dal mixaggio di Daniel Tsourounis e masterizzato da Dajaun Martineau, non valorizza affatto, lasciandola troppo indietro, in un riverbero esasperante. Le melodie rimangono dal gusto antico, poco incisive, le ritmiche sono galoppate alla Maiden. Convince The Law, si muove bene la struttura, taglia la voce di Abboud, accende il sentimento sulle melodie delle strofe, mentre il chorus inneggia agli anni ’80. L’intro robotica, sintetica, immerge l’atmosfera nella paradossale calma cadenzata di Rebel Of Earth, una power ballad che sfuma verso lo sleaze della Sunset Strip sul chorus, mentre il break, di scuola Judas Priest, spinge la dinamicità del brano verso le gemme degli assoli. Il singolo Heavy Hearts divide in due il disco, rimangono sulla scia di Helloween soprattutto sul chorus, protagoniste sempre le chitarre. Cambia il ritmo con No Fate, un ritorno agli esordi, la voce di Abboud si fa epica, abbassa il tono, è più grave, si sente disillusione, malinconia nella melodia, penetrante il richiamo ai Maiden. Facendo eccezione per la produzione, davvero mortificante, questo è il brano più brillante dell’album. Sembra un’appendice della precedente Vagrants of Time, mette in evidenza una scrittura lirica davvero logorroica, incoerente rispetto le sonorità. Abboud va assolutamente fatto brillare di più, sarebbe un notevole punto di forza per i Traveler. E’ classico l’intro di chitarra, urlano i Maiden degli esordi in Prequel to Madness, che evolve sulle strofe esaltando la scuola di Walls Of Jericho. Sette i minuti, la traccia più lunga, l’anima defender è fiera e potente su questa traccia, il basso alla Harris è protagonista insieme alle chitarre. Migliora il suono, emerge di più la voce, ci siamo…quasi ma son troppe le parole cantate, eppure non manca il respiro. Devono ancora trovare la meta i Traveler, un viaggio ricco di paesaggi di incanto il loro, che passano inosservati nella fretta di arrivare.

Tracklist:

01. Mayday
02. Take The Wheel
03. Dark Skull
04. The Law
05. Rebels Of Earth
06. Heavy Hearts
07. No Fate
08. Vagrants Of Time
09. Prequel To Madness

Line-up

JP Abboud – voce
Matt Ries – chitarre
Toryin Schadlich – chitarre
Jake Wendt – basso
Nolan Benedetti – batteria