Le vie del blues sono infinite e in ogni paese del mondo probabilmente esiste un crocicchio dove il bluesman di turno vende l’anima al diavolo, non solo per conquistare il successo ma, soprattutto, per esprimere quel pizzico di talento che gli permetta di suonare il padre di tutti i generi.
E allora succede che l’appassionato si imbatte, per fortuna o semplice fatalità, in dischi e band che individuati nel posto e nel momento giusto hanno la facoltà di portare all’apice il tasso emotivo, forti di una track list che ha qualcosa di soprannaturale.
Nel caso dei Cat Squirrel, non tutto risulta poi così sorprendente, in quanto si avvalgono della presenza di un’autentica leggenda come Mike Vernon, in questo caso cantante del gruppo iberico, ma con un passato da autentica icona del Rock mondiale e del British Blues; nel suo curriculum, oltre al ruolo di scopritore di talenti, c’è infatti quello di fondatore negli anni 60′ dell’etichetta discografica “Blue Horizon” oltre a collaborazioni in progetti leggendari come “John Mayall Bluesbreakers”, nel primo album dei Fleetwood Mac, i primi lavori di Bowie e, tra gli altri, anche Ten Years After, Savoy Brown, Livin’Blues, Chicken Shack e Bacon Fat, insomma il meglio del Blues di matrice britannica ’60/’70.

Oggi Mike si rimette in gioco con una manciata di musicisti spagnoli (Mingo Balaguer all’armonica, Kid Carlos alla chitarra, Oriol Fontanals al contrabbasso e Pascual Monge alla batteria) e dà alle stampe questo splendido album intitolato “Blues What Am” con il monicker Cat Squirrel e il risultato è garantito, grazie a una raccolta di brani che tornano al periodo d’oro di fine anni sessanta in cui blues e Rock’n’Roll facevano il bello il cattivo tempo, dal caldo del Sud degli Stati Uniti all’umido della piovosa Gran Bretagna.
Quattordici brani fanno breccia nei cuori dei Bluesman più attempati ma non solo; d’altronde, come rimanere indifferenti all’armonica pregna di sanguigno approccio sudista di Balaguer, foriera di emozioni forti in canzoni come “My Baby’s Gone” o “Sugaree Sugaree”, accompagnata da voce e chitarra che raccontano di vite spese in nome del Blues di cui il vecchio leader è perfetto cantore.
Un album emozionante, avvolgente, commovente e, perché no, divertente. Fatelo vostro.