Brent Cobb, cugino del noto produttore statunitense Dave Cobb, è uno dei più telentuosi cantautori odierni d’oltreoceano.

Il musicista, proveniente dallo stato della Georgia, arriva quest’anno al suo sesto full lenght intitolato “Southern Star” sfoggiando quel songwriting di altissimo livello che lo ha portato a diventare uno dei musicisti più quotati nel panorama Country Rock odierno.

La sua carriera discografica inizia nel 2006 con l’album “No Place Left To Leave”, prodotto dal cugino, che lo fa conoscere al grande pubblico.

Ci vogliono altri dieci anni per uscire con un nuovo album ma dal 2016 (anno di uscita di “Shine On  Rainy Day”) in poi non si ferma più, pubblicando con continuità ottimi lavori incluso l’ultimo “Southern Star”.

Il sud, visto in un’ottica più Country con il Southern appena accennato in un paio di canzoni (bellissima“Devil Ain’t Done”), ed il soul che offre luce e speranza al sound intimista dell’album rendono l’opera uno splendido esempio di Rock cantautorale di scuola americana.

Seguendo le orme di grandi interpreti del Southern/Country americano come la Marshall Tucker Band, Cobb ha registrato l’album ai Capricorn Sound Studios di Macon con il co-produttore Oran Thornton.

Una posa intensa di Brent Cobb, uno dei protagonisti del country moderno.

“Southern Star” è il nome di un locale che Cobb frequentava con il grande Jason “Rowdy” Cope, suo grande ispiratire e scomparso nel 2021, all’epoca chitarrista di Jamey Johnson e poi fondatore dei The Steel Woods.

L’album è un contenitore di emozioni, con le canzoni che scorrono in un rilassato andamento qua e là smosso da piccole scariche elettriche, mentre soli tramontano aldilà di colline mosse dal vento del Sud.

Poesia in musica che ha il suo picco nella straordinaria “When Country Came Back Town”, manifesto di un intero genere e pronta per diventare inno dell’artista americano.

Per chi ama il rock americano nella sua forma più autentica e tradizionale “Southern Star” risulta imperdibile, trattandosi di una delle massime espressioni del nuovo corso del genere, nonché picco della discografia di Brent Cobb.