Nel novero dei gruppi cosiddetti “cult” odierni, un posto è sicuramente riservato ai rockers australiani Child, trio di freaks proveniente da Melbourne che con questa nuova uscita alza non poco l’asticella qualitativa della sua proposta musicale.

Partiti nel 2014con il già convincente debutto omonimo, Mathias Northway (Chitarra e voce), Michael Lowe (Batteria) e Rhys Kelly (Basso) dopo un altro buon lavoro uscito nel 2016 (Blueside) ed un Ep di due anni dopo (I) tornano finalmente sul mercato con “Soul Murder”, un lavoro notevole di Heavy Rock Blues che non dovrebbe assolutamente mancare nella playlist degli amanti del Classic Rock.

La formula è perfetta quanto semplice, i tre musicsti australiani fondano perfettamente hard Rock psichedelico, Heavy di scuola Black Sabbath e Rock Blues.

Child: dall’Australia con calore, heavy blues vulcanico!!

La miscela risulta alquanto esplosiva, rimanendo con più di un piede negli anni settanta, ma con uno sguardo rivolto al presente e, perchè no, anche al futuro.

“Soul Murder”, accopagnato da una splendida copertina creata dall’illustratore Nick Keller, porta il Blues in un crocicchio nel deserto australiano, dove ritrova il vecchio feeling con la psichedelia di fine anni sessanta, ed insieme percorrono le pianure assolate fino ad incontrare il Doom Rock di scuola britannica.

Sette brani che spaziano tra questi generi con innata fluidità, non lasciano indietro neppure un tocco Stoner in quei passaggi dove il groove ringiovanisce il sound, ma è il Blues che fa la parte del leone, potenziato da un’energia sguinzagliata da valanghe di Watts.

Si passa quindi da brani più orientati verso il Doom, come l’opener “Free & Humble”, al Blues di “Trouble With A Capital T”, al Soul/Blues della ruffiana “Standing On My Tail”, dove la voce di Northway ricorda addirittura lo stile di Lenny Kravits.

Si torna al Blues di scuola British con la Tittle track, altro splendido esempio della grande facilità con cui la band gioca con le sue ispirazioni, fino alle ultimo note del capolavoro “Coming Up Trumps” posta in chiusura.

E’ un susseguirsi di cambi di umori che giovano non poco all’ascolto di questo gioiellino che consacra quindi i Child a nome di culto per gli amanti delle sonorità classiche, consigliato.