Hanno dettato una linea e continuano a portarla avanti dritta come un fuso, pur con dei cambi stilistici notevoli. Questo fanno da circa 15 anni i Calibro 35, che giovedì 13 aprile sera ho seguito live al Locomotiv di Bologna.

Serata sold out per i quattro cesellatori di musica strumentale reduci dalla polemica social per l'”addio” dello storico bassista Luca Cavina. Vista la folta presenza probabilmente la congiuntura non risulta particolarmente pregnante per il pubblico. Ma, va detto, a Bologna gli ascoltatori rispondono spesso “presente”, sicuramente più di quanto avvenga nella media italica. In questo gioca anche l’aura del Locomotiv, locale che, e mi rendo conto che possa sembrare strano per un patito di concerti come me, ho potuto visitare per la prima volta proprio in questa occasione. E ammetto che l’impatto è stato un po’ particolare: si tratta, in fondo, di uno stanzone, ma con tutto al posto giusto o quasi, compresi il bar, il palco e il mixer, dietro il quale mi pare di aver scorto ad un certo punto Tommaso Colliva, fondatore dei Calibro 35 nonché collaboratore di Muse e di altri progetti artistici.

Perfetti gli orari: l’inizio alle 21:30 per un giovedì sera è manna dal cielo. Che poi sia perfettamente in linea con quanto annunciato sull’evento è da premio Nobel, perché permette anche a chi è in trasferta, come il sottoscritto, di fruire dei mezzi di trasporto senza eccessivi patemi d’animo.

Bando alle questioni logistiche e via al concerto. Il suono esce forte e chiaro, ma per fortuna non fortissimo come sembra ormai essere pericolosamente di moda, e va fin da subito a colpire gli ascoltatori, cesellato da quelli che potrei definire maghi dei rispettivi strumenti. Sicuramente la presenza più iconica è quella di Enrico Gabrielli, complice la sua figura immutata nel tempo, con capelli lunghi e una certa magrezza a definirne l’estetica. Ma è soprattutto la sua poliedricità strumentale a farne un riferimento, non solo per i Calibro 35 ma per tutta la scena indie. Una capacità strumentale che si ripercuote su synth, sassofono (presente durante l’evento in “Psycheground” e “Bouchet funk”), flauto traverso (come nell’introduttiva “Il Consigliori”, in “Modulor” e in “Space”) in grado quindi di donare ai singoli brani degli ambienti e delle sfumature differenti. L’ideale per la setlist della serata, che contiene pezzi da quasi tutta la discografia della band, che dal sound poliziottesco degli inizi ha preso le movenze verso lo spazio e l’omaggio a Morricone. 

Un’altra grande dichiarazione di forza dei Calibro 35, una delle realtà migliori del rock italiano di questo millennio.

La prova che più mi ha colpito, singolarmente, però è quella del chitarrista Massimo Martellotta, la cui capacità tecnica è seconda solo alla bravura nell’utilizzo degli effetti. Spesso davvero sorprendenti, sottolineando quindi un’unicità strumentale di rilievo. Ad onore di cronaca eccellenti anche le prove della sezione ritmica, con Fabio Rondanini rilassato eppur concentrato nel creare dinamiche ottimali, seguito a ruota dal turnista Roberto Dragonetti, chioma lunga e dita agili. La band è matura fin dai primi passi fatti, oggi continua il proprio percorso senza timori reverenziali. E a prova della legittimazione acquisita negli ultimi 2 album, dedicati a Morricone, ha ospitato Bellamy dei Muse, Elisa ed altri nomi rilevanti.

Questo concerto, non il primo dei C35 a cui assisto, ma è stato la conferma di uno stato di forma raro da trovare nella musica odierna.