Che grande ritorno quello della thrash metal band americana! La formazione si è riunita dopo le grandi prove del chitarrista Gary Holt con gli Slayer, per sfornare un lavoro che riporta in parte ai fasti di “Tempo Of The Damned”. Un disco, quest’ultimo, eccezionale, che viene ricordato tanto a livello produttivo quanto per il ritorno al microfono di Steve Sousa. Quest’ultimo con la sua voce aspra guida l’assalto di velocità e precisione encomiabili.

Gli Exodus, che per la copertina si affidano al talento dell’artista svedese Pär Olofsson, cominciano subito alla grande con il brano che intitola l’album e continuano sempre meglio, assestando colpi taglienti come “Sipping Into Madness” e “Prescribing Horror”.

La band ci sorprende con gli otto minuti di “Lunatic-Liar-Lord” e la conclusiva “Antiseed”, lunghi brani carichi di furore, che vanno oltre la tecnica, confezionati con idee e stacchi indiavolati

Riff spaccaossa, assoli gustosi e veloci, e il solito drumming indiavolato di Tom Hunting fanno di “Persona non grata” un lavoro, il dodicesimo in studio, ampiamente sopra la media e dimostra come la band di San Francisco, dopo quaranta anni è un’autentica istituzione del metal estremo, in grado ancora di stupire.