Arthur Brown è una vera icona del rock, importante per essere stato uno dei primi, se non il primo, ad adottare il corpse paint al fine di rappresentare al meglio il suo rock estremamente teatrale e basato su un equilibrato mix tra blues, r’n’b e psichedelia.
Il suo massimo fulgore dal punto di vista commerciale è stato con il primo album omonimo del Crazy World of Arthur Brown, trainato dal singolo “Fire”, ma tutta la sua carriera è stata caratterizzata da qualità elevata e da scelte coraggiose, mai dettate dalla ricerca spasmodica del successo, bensì da quella di esprimersi in piena libertà, da solista, con il Crazy World, con i Kingdom Come o attraverso collaborazioni varie.
In questo contesto, inutile sottolineare quanto sia stata importante per lui la dimensione live; basta ricercare il video dell’epoca di “Fire” per comprendere, oppure il dvd degli Hawkwind, “Out of the shadows”, in cui i re dello space rock si esibiscono con Arthur e ci regalano, tra le altre, una versione mostruosa di “Time captives”, capolavoro dei Kingdom Come contenuto nell’album “Journey”.
Ma protagonista assoluta, sia in studio sia sul palco, è la sua voce che considero una delle più belle in ambito rock.
Negli anni 2000 la sua attività live si è intensificata e con il supporto di musicisti di grande valore ha ricostituiro il Crazy World, esibendosi senza perdere un’oncia della sua presenza scenica e del suo carisma.
Nel 2012 uscì in edizione limitata (1000 copie in vinile, di cui le prime 50 numerate) questo “Live at High Voltage”, registrato dal vivo nel luglio del 2011 a Londra, durante l’High Voltage Festival.
Essendo ormai fuori catalogo da tempo e molto difficile da trovare se non a cifre piuttosto elevate, la Black Widow Records non ha perso l’occasione per curarne la ristampa, sempre in vinile.
Nella prima parte si evidenziano l’iniziale “The Bridge” con le sue ritmiche eccellenti e un organo ispirato, “Kites” con le sue melodie da colonna sonora, la scatenata dinamica di “Spontaneous Apple Creation” e l’intima “Voice Of Love” che, insieme al primo brano, proviene da “Tantric lover” del 2000.
Dopo tanta energia controllata, la seconda parte offre il clou di un’esibizione di Arthur Brown, proponendo il trittico del mitico esordio omonimo costituito da “Prelude/Nightmare”, “Fanfare/Fire poem” e “Fire”, in cui l’anima blues e psichedelica prende il sopravvento, con l’organo sugli scudi e un assolo di chitarra splendido.
La degna chiusura è affidata ad una versione super di “Don’t let me be misunderstood”.
Inutile dire che su tutto sovrintende la voce istrionica, potente e mai sforzata di questo immenso personaggio che ancora oggi, a più di ottant’anni, non smette di stupire.
Band:
Arthur Brown – voce
Jim Mortimore – basso
Lucinka Rejchrtova – tastiere
Sam Walker – batteria
Nina Gromniak – chitarre
Angel Fallen – dancer