Il terzo sigillo della classic rock band più importante del nuovo millennio!

Raramente nella storia del rock una band di successo è risultata così divisiva. Per qualche strana ragione, nonostante il classic rock sia ad un passo dall’estinzione nelle classifiche, i Greta Van Fleet hanno tantissimi fan ed altrettanti detrattori che, si badi bene, rasentano l’odio.

Tempi di social, tempi di like, tempi di critici e (in)competenti ovunque. Ed è così che uno dei gruppi più entusiasmanti degli ultimi anni è costretto a divincolarsi tra hater, commenti sfavorevoli e, per fortuna direi, anche tanti ammiratori.

Ai Greta Van Fleet non si perdona la parentela sonora con i Led Zeppelin, in realtà da tempo deposta a favore di un carisma che cresce disco dopo disco, ma che troppi fingono di non sentire. Diventa motivo di astio persino la voce – assolutamente superba – del cantante Joshua Kiszka, un frontman gigantesco, raro esempio di cantante che possiede il carisma i grandissimi del passato.

“Starcatcher” è la terza prova di studio, che si aggiunge ad un mini e un live, ed è il disco che certifica la maturità, sia in termini di personalità che di scrittura della Kiszka family, accompagnati dalla maestria del noto produttore Dave Cobb.

L’immagine scelta dai Greta Van Fleet per questo nuovo capitolo della loro carriera

Personalmente ammiro anche l’immagine, elaborata in un misto tra pellerossa, culture orientali e qualcosa di fantascientifico, con una classe assolutamente originale, che si aggiunge a movenze che sul palco catturano l’occhio.

Questi tre fratelli ed un amico hanno sempre amato l’hard rock, le testimonianze video dimostrano che già da ragazzini ci provavano, e strada facendo hanno trovato tutti gli elementi per toccare le stelle o, come da titolo, di catturarle.

Nessuno discute che forse altri gruppi, per talento e qualità, avrebbero meritato il loro stesso successo, ma la storia del rock è costellata di situazioni simili, c’è un vasto campionario di grandi band mai arrivate in vetta, per una o mille ragioni. Come si dice, dispiace, ma c’est la vie! Inoltre è innegabile che il lavoro di squadra, tra marketing, manager e promozione, sia di altissimo livello, ma per arrivare in vetta è necessario saper reggere le pressioni e le richieste dell’intero gruppo di lavoro, che pretende totale disponibilità fisica, mentale e di ambizione. Ed anche questo non è da tutti.

Io sono qui solo per dirvi che “Starcatcher” è una meraviglia divisa in dieci tracce, disseminata di energia ed eleganza, con Joshua assoluto dominatore, con una prestazione mastodontica a cui risponde il fratello gemello Jacob, un chitarrista che molto se non tutto, ha imparato dai maestri del passato.

Se c’era un dubbio sulla qualità della scrittura del quartetto, scompare sin dall’iniziale magniloquenza di “Fate Of The Faithful” e dai break di “Waited All Your Life” a cui segue il riff di “The Falling Sky” che Joshua canta con una grinta considerevole. Un ritmo sincopato trascina “Sacred The Thread”, mentre “Runway Blues” spinge sull’acceleratore come raramente abbiamo sentito dai quattro Gretas, un brano dove ho trovato un filo invisibile con i Jane’s Addiction.

Il secondo lato si apre con “The Indigo Streak”, che avanza con spirito solenne e nei cori evoca gli Uriah Heep. “Frozen Light” ha uno stacco centrale intriso degli umori dei Bad Company, mentre “The Archer” si apre con arpeggi che si trasformano in elettricità ed è forse il brano che più di altri dimostra come la band abbia trovato una propria direzione.

Arriviamo poi alle ultime due canzoni, che rappresentano l’apice dell’album: “Meeting The Master” è una ballata epica, carica di pathos, sorta di messaggio di spiritualità universale, con Joshua che tocca vette inarrivabili e Jacob sfodera un assolo di un magnetismo che rapisce. Bellissimo anche il relativo videoclip.

Il disco si chiude con “Farewell For Now”, ennesima perla di hard rock regale con cui i Greta Van Fleet dimostrano, senza ombra di dubbio, di essere la cosa più bella prodotta dal rock classico degli ultimi venti anni.

Una pecca? La copertina del tutto anonima.

Ed ora… andiamo ad incontrare i maestri, i cacciatori di stelle!

Joshua Michael Kiszka: voce e chitarra

Jacob Thomas Kiszka: chitarra

Samuel Francis Kiszka: basso, tastiere

Daniel Robert Wagner: batteria

Produzione: Dave Cobb