Dopo dieci anni di pausa discografica, con in mezzo solo colonne sonore, attività live e vari progetti collaterali, i Sigur Rós tornano con l’ottavo album di studio e confermano che sono ancora loro i giganti del post rock, il genere che di fatto hanno contributo ad inventare, generando centinaia di imitatori.
Rispetto alle ultime produzioni, seppur distanti nel tempo, la band del cantante Jonsi, oggi di fatto un trio (completato dal bassista Georg Hólm e dal tastierista Kjartan Sveinsson ed alcuni turnisti), predilige lunghe note fluide, come una sorta di flusso melodico a mo’ di armonia celestiale, evitando le incursioni rumoristiche e psichedeliche che ne avevano caratterizzato l’attitudine soprattutto dal vivo.
A dare forza a questa idea è la collaborazione con la London Contemporary Orchestra diretta da Robert Ames, con cui la band ha lavorato negli Abbey Studios di Londra. Altre parti dell’album sono frutto di lavoro nel loro studio Sundlaugin in Islanda e in alcuni studi negli Stati Uniti.
I Sigur Rós oggi
Con la batteria emarginata quasi totalmente e con lo scorrere del flusso orchestrale, è spesso voce androgina e fluttuante di Jonsi al centro di tutto, è la sua timbrica ondivaga che ammorbidisce e scava nella profondità delle armonie, restituendoci vibrazioni ancestrali, come se la natura cercasse di mettersi in contatti con noi, attraverso la musica di questa inimitabile band.
Dieci tracce che diventano un’unica onda, musica per ambiente, musica da camera, post rock, chiamatela come volete, di fatto è solo musica e cibo per l’anima. Dieci brani che diventano altrettanti viaggi, sorta di viaggio tra le meraviglie e le devastazioni dell’animo umano
“Átta”: dieci brani dopo dieci anni, che confermano come i Sigur Rós siano ancora i giganti che hanno cambiato il corso della musica popolare alla fine del millennio scorso.
L’album verrà presentato con un tour estivo, dove la band è accompagnata da un’orchestra di 41 elementi. Imperdibile!!