I Deathless Legacy sono di Pisa e nascono nel 2006 come cover band dei grandi Death SS.
Inizialmente, il loro moniker era semplicemente Deathless cui, qualche anno dopo, aggiunsero Legacy per evitare la confusione con un’altra band.
Nel 2013 uscì il loro primo album di inediti “Rise from the grave” cui seguiranno “The Gathering” (2016) e “Dance with the devil” (2017).
Fino a quel momento mi era capitato di vederli e apprezzarli diverse volte dal vivo, dove sono in grado di proporre uno show secondo solo agli stessi Death SS, ma non sono mai stato particolarmente affascinato dalle loro proposte in studio.
Nel 2018 “Rituals of black magic” alza il livello e anticipa un progetto molto coraggioso, nonché originale, “Saturnalia” (2020), costituito da un minicd con un unico brano di 20 minuti accompagnato dal dvd contenente il magnifico video dello stesso.
Ora è la volta del nuovo disco, “Mater larvarum”, che si muove come al solito su coordinate horror, ma sempre ad alto contenuto symphonic power metal, cosa che, personalmente, non mi fa impazzire, ma devo ammettere di trovarmi davanti a un’opera ambiziosa dove la band non ha lasciato nulla al caso e ha concentrato la sua attenzione sul songwriting, riuscendo a sciorinare una serie di brani immediati, la maggior parte dei quali caratterizzata da refrain irresistibili, con una tendenza simile a quella avuta dai Ghost degli ultimi album.
Già l’iniziale “Ora pro nobis”, uno dei singoli, non lascia prigionieri e colpisce con un coro maestoso e blasfemo.
“Nightfall” è un mid-tempo cui segue “Hollow” dotata di un ritornello che si stampa immediatamente in testa.
“Fade into the dark” continua sulla falsariga ricordando che tra le loro influenze ci sono senz’altro campioni del symphonic metal, Nightwish in primis.
L’influenza Death SS, solitamente più marcata nella parte scenica che in quella musicale (frutto dei diversi background), emerge particolarmente in “The coven”, il brano più luciferino.
“Absolution” odora di mainstream e anticipa il mio brano preferito, “Moonless night”, primo singolo uscito, dove un riff massiccio ci guida in un refrain maturo e ammaliante cui segue un ottimo assolo.
“Queen of the infernal pantheon” passa da territori sinfonici e introduce ad “Altar of bones” il brano che strizza più l’occhio ad atmosfere doomy.
Con “Run” si corre velocemente verso la conclusione affidata alla orrorifica title track.
Si chiude un’opera che ho ascoltato e ascolterò ancora con piacere, conscio del fatto che è destinata a dividere, soprattutto i rocker della vecchia guardia.
Personalmente, voglio sostenere questi ragazzi che a breve avrò la fortuna di vedere di nuovo dal vivo e che credo possano costituire un ottimo punto di partenza per giovani che si vogliano avvicinare al rock.
Un plauso particolare alla frontwoman Steva che sta migliorando sempre più e qui tocca vette inaspettate.
Deathless Legacy:
Steva – vocals
Revyla – performances (protagonista dal vivo e nei video)
Frater Orion – drums
Alex Van Eden – organ and keyboards
Sgt Bones – guitars
Nick Deadwood – bass guitar