La cosa più strana dei Ghost è il nome: banale e scontato. Difficile capire il perché di questa scelta, quando bastava fare una breve ricerca sul web per scoprire che ci sono varie band con questo nome, e qualcuna anche con una certa risonanza. E non a caso in America si presentano come Ghost D.C.

Tuttavia questo non ha impedito al gruppo svedese di compiere una rapida scalata nelle gerarchie del rock sponda metal. Certamente il fascino dei costumi e quell’immagine da pontefice che indossa il cantante Tobias Forge, in arte Papa Emeritus che in di tanto in tanta cambia desinenza numerica, aiutano. Della serie: morto un Papa se ne fa un altro.

La scalata dei Ghost, dal debutto del 2010 “Opvs Eponymovs” è stata costante, dopo aver affascinato i fan del metal, il gruppo ha pensato di ampliare il raggio d’azione, puntando su singoli radiofonici, quasi venti, ma senza mai dare l’idea di vendersi l’anima alle classifiche.

La mutazione si completa con questo “Impera”, quinto disco di studio che si somma a tre ep, non meno interessanti. L’album infatti è un concentrato di atmosfere vincenti, canzoni che si ascoltano e conquistano subito, su cui hanno lavorato vari compositori, per offrire un rock attuale dal gusto classico, con una produzione, ad opera dell’esperto Klas Åhlund, rotonda e dal gusto pop, pur con un taglio metal.

Dei nove brani non c’è un solo passaggio a vuoto, ma se dobbiamo scegliere, vi suggeriamo “Kaisarion”, “Darkness At The Heart Of My Love” e il singolo conquista-radio “Call Me Little Sunshine”.

Che la funzione abbia inizio. Amen!