Torna la band del chitarrista Cristian Zecchin, in arte C.Zek , artefice di un buon debutto targato 2017 ( “Set you Free”) , che si caratterizzava nel rispolvero di un sanguigno classic rock venato di funk & soul , ma ricco di freschezza che sapeva di contemporaneità e forte della coesione strumentale della band, con il leader sempre prepotentemente sugli scudi e con il riuscito doppio uso della voce, stante l’alternanza tra il canto del leader Christian e della ruggente Roberta Dalla Valle. Attendevo al varco la band, per capire se sarebbe stata in grado di alzare l’asticella e confermare le confortanti intuizioni racchiuse nel primo album, sicuramente non acerbo ma bisognoso di un seguito maggiormente a fuoco. Ero quindi propenso ad accogliere una nuova raccolta di brani sullo standard dell’album precedente ma con “Samsara” a mio avviso la band indovina la mossa di mantenere l’ossatura dei brani nello stile a loro più confacente allargando però le maglie delle composizioni ed accogliendo il magico fluido delle più pure jam session. Si respira aria di libertà e voglia di osare ma mai di strafare, mantenendosi nei territori di quel rock caro ai Black Crowes, alla Tedeschi Trucks Band o ad eroi misconosciuti come i The Motherstation (che sono il primo nome che mi sovviene ascoltando Zek e compagni, nel loro essere cosi splendidamente classici senza essere retrò). Gustosissime le note di piano disseminate nell’arco dei brani, spesso a seguire magnetici fraseggi chitarristici ricchi di pathos e blues, senza dimenticare il sapiente e caldo uso dell’organo. Un album da ascoltare tutto d’un fiato, fieri di avere una band italiana che non puzza di pressapochismo e che non gioca con sputtanate versioni di rock all’amatriciana di grana grossa.