In diverse occasioni, Back In Rock ha sottolineato l’importanza dell’attuale scena prog ligure/genovese, con le sue svariate contaminazioni e degna erede di quella degli anni ‘60/‘70: il ritorno dei Malombra, la conferma de Il Segno Del Comando, la crescita dei Melting Clock, la follia dei Gotho e la novità dei Black Pie.

Oggi, siamo ad aggiungere un altro tassello importante del rock proveniente dalla Superba, quello costituito dalla Fungus Family e dalla sua fusione di progressive e psichedelia… ma non solo, come vedremo.

Siamo di fronte a una band che ha una storia ultraventennale, iniziata a nome Fungus da Zerothehero (alias Carlo Barreca) e da Alejandro J. Blissett (alias Alessandro Vernetti, tragicamente scomparso circa dieci anni fa) con l’intento di inseguire il piacere per improvvisazione e sperimentazione.

Questo approccio è la linfa vitale del progetto, a prescindere dai vari cambi di formazione, che si estrinseca con tre album in studio e un live autoprodotto tra il 2006 e il 2014, prima che sia funestato dalla disgrazia di cui sopra.

Occorre aspettare il 2019 per rivedere la band con un nuovo lavoro, il meraviglioso “The Key Of The Garden”, il primo per Black Widow Records e col nuovo moniker, cui è stato aggiunto “Family” per distinguersi da alcune band omonime.

“Ma l’ambizione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie” ed ecco, quindi, che Fungus Family ci presenta “La Morte Del Sole”, album in cui la band sceglie l’Italiano per la parte testuale.

Il cantato in lingua madre coincide anche con un indurimento del suono, infatti, alle anime prog e psych di cui sopra, si aggiunge una verve hard che nulla toglie al fascino della loro proposta.

Dal punto di vista dei contenuti lirici, non siamo di fronte ad un vero concept, però dietro ogni brano si cela il profilo di una maschera che spesso si palesa nella quotidianità, in taluni casi identificando e rileggendo il contesto in cui queste entità umane agiscono, vivono e talvolta si emozionano.

Emerge l’ossessione di Dorian per l’essere umano e la sua degenerazione, simboleggiata dalle tinte oscure che pervadono l’opera.

L’onirico e la psichedelia restano centrali nelle loro metriche, senza contare che gli embrioni di alcuni brani risalgono a oltre vent’anni fa, ma solo ora hanno raggiunto la maturità per farsi conoscere.

La title track sbatte subito in faccia sia gli aspetti appena descritti sia la loro trasversalità, con la voce che dapprima si alterna delicatamente a un riff per poi esplodere in tutta la sua potenza con un refrain maestoso, ricordando la ruvidità di eroi come “LupoGalifi (Museo Rosenbach) e Alvaro Fella (Jumbo) e anticipando la seconda parte del brano che si sviluppa su temi progressivi, a tratti jazzati, ma sempre accompagnati da un’idea psichedelica.

“37 nani da giardino” presenta un hard prog imponente, dominato da chitarre e Hammond che creano un contraltare fascinoso con le parti liriche, scritte da Zerothehero, dove tono e approccio sono visionari, tanto da sembrare un mix tra Claudio Rocchi, Battiato e Faust’o.

Un saliscendi di sinfonismo lisergico e progressivo caratterizza “Tutto ciò che resta”, in cui le parti vocali e quelle strumentali dirigono gradualmente verso un finale pirotecnico.

“Destino stabilito” esplora percorsi ad alto voltaggio con un hard psych in cui riff e assoli sono protagonisti prima di una chiusura sorprendente.

Lo spirito dei Doors si manifesta maggiormente con “Sei ciò che hai”, esibendo tappeti d’organo variegati, una parte lirico-testuale stupenda e suoni che gradualmente assumono sempre più connotazioni hardeggianti.

Ambientazioni oniriche introducono e accompagnano “Il vento divino” verso un crescendo progressivo splendido come le sue linee vocali e l’assolo.

“Cavalcata dell’Apocalisse” non tradisce le attese generate dal titolo, esprimendosi con un hard prog infarcito da dosi massicce di hammond, per poi dipanarsi verso soffuse e rarefatte atmosfere psych.

Una potenza a trazione chitarristica trasporta “Lasciami dormire” verso un finale a base di sinfonie lisergiche.

“Gabbia di miele” chiude l’album optando per le sembianze romantiche di una ballad in cui intervengono le tastiere del grande (in tutti i sensi) Fabio Cuomo, batterista dei Malombra e tastierista/compositore dei Gotho, e La Della come voce femminile affiancata a Dorian.

La Morte Del Sole” è un’opera splendida e ispirata che conferma la crescita della Fungus Family.

Segnalo che domenica 16 marzo l’album verrà presentato dal vivo al teatro La Claque di Genova, in compagnia dei grandissimi G.O.L.E.M., per la gioia di chi parteciperà all’evento in cui ci sarà l’occasione per ricordare Alessandro Vernetti a circa un decennio dalla sua scomparsa.

Musicisti (e non solo):

Caio – batteria e seconde voci

ZeroTheHero – basso, atmosfere e seconde voci

Dorian Deminstrel – voci e seconde chitarre

Fuzz Caorsi – chitarra solista e seconde voci

Agostino Macor – organi, mellotron e onirica

Fabio Cuomo – pianoforte, synth e spazio

Fabio “Cloud” Colombo – chitarra solista su 6

Phill Foccis – assolo su 8

Roberto “Anello” Ferrino – recitato su 5

La Della – voce su 9

Emanuele Cioncoloni – ingegnere del suono e voci fuori coro

AjB – art-work e sogni

Tracklist:

  1. La morte del sole
  2. 37 nani da giardino
  3. Tuo ciò che resta
  4. Destino stabilito
  5. Sei ciò che hai
  6. Il vento divino
  7. Cavalcata dell’apocalisse
  8. Lasciami dormire
  9. Gabbia di miele