Se si parla di blues nel 2024 non si può evitare di occuparsi di questa band inglese e del suo primo album, pubblicato originariamente cinque anni fa, ed ora ristampato per la gioia degli amanti dei classici suini del delta.

Il gruppo è molto conosciuto nel circuito blues della Merseyside, è adorato da personaggi storici come Pete Best (per chi non lo sapesse, per un periodo batterista dei The Beatles prima dell’arrivo di Ringo Starr), ha dato alle stampe questo straordinario lavoro, ne ha pubblicato un secondo (“The Great Migration-Live Cuts From Studio2 Parr St.”) e non ha mai smesso di calcare i palchi dei club più importanti dove si suona la musica del diavolo a Liverpool e dintorni.

Pur essendo ancora relativamente conosciuto, il quintetto è riuscito con “Back From The Delta” (ascoltate per esempio il brano “Bye Bye Baby qui) a tornare allo spirito che animò i leggendari musicisti che si avvicendarono, ognuno con la sua storia maledetta, tra le paludi e le acque scure del Mississippi quando le note della chitarra di Robert Johnson risuonavano tra le capanne in cui uomini resi schiavi si riunivano dopo ore e ore di durissimo lavoro.

La band, nata nel 2015 è formata da Jonnie Hodson (voce e armonica), Big Bill Riding (chitarra), Bouncing Dave Rowlands (basso), Danny Ciril (tastiere) e Mark Hook (batteria), cinque musicisti, inglesi di nascita ma assolutamente del sud degli States per quanto riguarda approccio ed impatto sull’ascoltatore, che hanno il blues del delta nel sangue, straordinari interpreti di questo lotto di brani che, con la loro atmosfera senza compromessi, ripercorrono la storia leggendaria del genere.

Le cover fanno la parte del leone, trattandosi di canzoni provenienti dall’olimpo del blues e che omaggiano leggende come Willie Johnson, Howlin’ Wolf, John Lee Hooker e Barbecue Bob, oltre a una serie di brani originali del gruppo che non sfigurano davanti a quelle canzoni leggendarie. Da avere.