I fratelli Chris e Rich Robinson mancavano all’appuntamento con un album di inediti dal 2010. In mezzo ci sono state infinite storie di rancori mai sopiti, abbandoni, rappacificazioni, scazzottate ed abbracci con i denti che digrignano. Ma alla fine, la reunion è del 2019, ha vinto la musica. Si, perché questi due bastardi quando sono vicini riescono a creare una magia che il 99% dei musicisti classic rock degli ultimi tre decenni, non può nemmeno lontanamente immaginare.

Lo dimostrano i 38 minuti scarsi di questo album,  per dieci brani, firmati solo dai due fratelli, che non ha senso citare, perché vanno ascoltati senza interruzioni, per cogliere tutto quello che sgorga o dovrebbe sgorgare dal rock, screziato di country, southern e soul: sudore, classe, melodia mai appiccicosa, radici blues e quell’attitudine zingara sul palco, che ha reso i The Black Crowes la più importante rock band del suo tempo.

Chris Robinson: la voce soul del rock, un gigante!

Qualcuno ha scritto che pur essendo un album buono “Happiness Bastards” è il peggior disco dei Robinson Brothers. Se prendiamo per buona questa affermazione – e, concedetemelo, qualche dubbio mi rimane – possiamo comunque cogliere il valore di questa band, considerando che siamo comunque davanti ad un album spettacolare, esaltato dalla produzione di Jay Joyce, uno dei nuovi maestri della sala d’incisione, che stilisticamente non offre riferimenti e si è portato a casa diversi premi. Il suo tocco fresco si sente, ma non snatura in nessun modo il classicismo dei The Black Crowes che, oramai possiamo dirlo, da tempo siedono con merito accanto ai maestri che li hanno ispirati.

Non ho dubbi “Happiness Bastards” è uno dei miei dischi dell’anno e, se amate queste sonorità, diventerà anche il vostro. Garantito.