È una giornata di maggio ma potrebbe essere novembre. Il cielo è grigio e il buio è già calato sui grattacieli di New York. Piove incessantemente e persino la solitamente affollata Union Square è semi deserta. Non c’era forse giorno migliore per vedere i Dark Funeral dal vivo, un gruppo dove certo la luce non è di casa. Il gruppo black metal svedese è a New York, assieme ai death grind metaller Cattle Decapitation, per una tappa del “Decibel Magazine Tour”, che ha toccato il nord america da maggio a metà giugno. In estate verranno poi in Europa per partecipare a vari festival.
Prima che l’oscurità pervada l’Irving Plaza, salgono sul palco i Cattle Decapitation, band californiana attiva dal 1996 e dedita a un death grind di non facile digeribilità. Li vedo per la prima volta ma non ne vengo impressionato. Sono molto bravi tecnicamente ma i pezzi non mi dicono granchè, salvo quando si avventurano in territori melodici. La voce del cantante, Travis Ryan, ricorda a volte quella di Bobby “Blitz” Ellsworth degli Overkill e aggiunge una vena di follia alla musica dei Cattle Decapitation. Ma la classica molla non scatta e la loro prestazione scorre via senza particolari emozioni.

Ben altra intensità si registra con i Dark Funeral. Le porte dell’inferno si aprono con “Nosferatu”, tratto dall’ultimo “We are the Apocalypse” del 2022 per poi gettarsi nel vero e proprio assalto sonoro di “Hail Murder”, tratto da “Diabolis Interium” del 2001, e nella funerea “My Funeral” del 2009. I cinque svedesi convincono subito per la loro presenza scenica: il chitarrista fondatore della band, Lord Ahriman, è monumentale quanto una stele funeraria e il cantante Heljarmadr appare posseduto dal demonio mentre produce le sue grida infernali, senza però disdegnare il contatto con il pubblico. Davanti a me ho il chitarrista Chaq Mol, che oltre ad essere un bravo strumentista è anche uno dei musicisti dallo sguardo più inquietante che abbia mai visto. L’ultimo album è ben presente nella scaletta della band: da esso verranno suonate anche “Let the Devil In” e l’apocalittica “When I am gone”, dove Heljamadr sfodera un cantato black degno della fine del mondo. Molto gettonato anche “Where Shadows Forever Reign” del 2016 da cui verrà suonata “Unchain My Soul”, uno dei pezzi più noti della band svedese. Non vengono comunque dimenticati i periodi più risalenti della band, nonostante vari musicisti e cantanti si siano avvicendati nel corso degli anni. Dal primo periodo vengono suonate “Vobiscum Satanas” (1998) e “Goddess of Sodomy” (2001). L’apice si ha a metà del concerto quando il gruppo intona gli oscuri accordi di “When I am gone”, tratta da “We are The Apocalypse” (2022), una sorta di litania funebre che avvolge l’Irving Plaza come un vero e proprio sudario e mette in evidenza il lato più melodico e riflessivo della band svedese. “Unchain My Soul” alterna sfuriate black a passaggi più introversi ed è lì che si trovano i Dark Funeral più maturi ed efficaci. Il Gruppo si congeda con “Let The Devil In” e l’apocalittica “Where Shadows Forever Reign”, puro black metal senza compromessi e con alcuna speranza di redenzione. Torna la calma, la gente esce dal locale.
Fuori non piove più ma il cielo è cupo e si è alzato un vento insolitamente freddo per questo periodo.
L’oscurità è calata su New York. I Dark Funeral sono tornati.