No sleep til Brooklyn! Ricordate il pezzo dei Beastie Boys?
Beh, questa sera sarà proprio impossibile dormire anche a Brooklyn perché proprio da lì passerà un evento distruttivo: lo Knotfest Roadshow, il festival itinerante capeggiato dagli Slipknot, che stasera avranno come band di supporto i gloriosi Cypress Hill e i più giovani Ho99o9 (nella prima parte del tour, invece, le band di supporto erano In This Moment e Jijnjer).
Il Barclays Center è un palazzetto dello sport modernissimo, costruito nel 2012, che di solito ospita eventi sportivi, come le partite di basket. Contiene circa 15.000 persone e stasera è tutto pieno. Dentro al palazzetto c’è un ampio corridoio che gira intorno allo spazio centrale dove è ubicato il palco e i posti a sedere. Qui pullulano gli stand che vendono merchandising degli Slipknot: c’è persino una marca di whisky prodotta da gruppo, che non a caso si chiama n.9! Una scritta gigantesca con il nome Slipknot campeggia lungo il corridoio. Lì vicino pullulano gli stand di magliette ma anche uno strano venditore di articoli a tema “Satan”. Nonostante la gente sia tanta, tutto si svolge in maniera molto ordinata. Gli americani, si sa, sono dei fanatici della fila. Ce n’è una per qualsiasi cosa: per prendere una birra, per lo stand enogastronomico, per fare la foto davanti alla scritta Slipknot e persino per… mettersi in fila. La ressa dunque non esiste. Ma davanti al palco sarà tutt’altra cosa. Gli Ho99o9 (pronunciato “horror”) sono un gruppo che mescola ritmi hip hop con il punk/hardcore e sonorità elettroniche in stile Prodigy/Nine Inch Nails e che è uscito da poco con il nuovo album “Skin”. Sono stati scoperti recentemente dagli Slipknot e non è un caso che Corey Taylor sia ospite in un brano del loro ultimo lavoro. Dal vivo riproducono la stessa carica dei loro dischi e impiegano poco tempo per conquistare la gente sotto il palco.
Certo, occorre un pubblico di larghe vedute per poter digerire uno spettro di sonorità che va dalla trap al death metal. E Brooklyn, si sa, è un calderone di gente e culture di tutto il mondo e nessuno dunque si scompone nell’ascoltare sonorità cosi distanti fra di loro. Stesso discorso vale per i Cypress Hill, che però hanno qualche annetto di più e sono maggiormente catalogabili nell’hip hop, anche se hanno sempre avuto molti punti di contatto con le sonorità metal, sulla scia di Ice Cube, Ice-T, Snoop Dog e via dicendo. Qui negli U.S.A. sono ancora molto amati e i loro maggiori successi come “Insane in the brain” e “Jump around” fanno ancora saltare l’intera platea, nessuno escluso. È un vero tuffo nei migliori anni Novanta e una testimonianza della creatività che ha contraddistinto quell’epoca. Preceduta da un DJ set, il concerto è stato godibile, anche se forse non ha dato il massimo per l’assenza di Sen Dog, uno dei due rapper del gruppo, alle prese con problemi di salute.
Le note di “For Those About to Rock” degli AC/DC e un mega cartellone con la scritta Slipknot annunciano il prossimo ingresso sul palco dei nove mascherati dell’Iowa. Un botto e alcune bocche di fuoco danno il benvenuto ai primi devastanti pezzi. “Disasterpiece”, “Wait and Bleed”, “Sulfur” si susseguono senza pietà, creando scompiglio nelle prime file. E che dire di “Before I forget” , uno dei migliori pezzi della band su disco e anche dal vivo? Oppure di “Unsainted”, già diventato un classico nonostante abbia solo poco più di due anni di vita? Gli Slipknot sono indubbiamente cresciuti sul palco. Quando li vidi per la prima volta nel 2004, erano follia pura e scomposta con pochi artifici sul palco e un repertorio limitato. Ora sono un grande spettacolo che offre sonorità più variegate e un gruppo più coordinato. Troppi a mio avviso gli stacchi e i monologhi di Corey Taylor fra un pezzo e l’altro. Fanno certamente piacere le parole di riconoscenza verso i fan e le testimonianze di amore verso la musica. Alla lunga però finiscono per spezzare il ritmo del concerto laddove magari il repertorio avrebbe richiesto un piede fisso sull’acceleratore. Gli Slipknot comunque non lesinano energie nel complesso: ben diciassette i brani suonati più altri tre nella parte dei bis. Micidiale il trittico “Heretic Anthem”, “Psychosocial” e “The Devil in I”. Senza pause sarebbe stato letale. “Duality” e “Spit it out” portano alla fine del concerto, che però riprende con la scritta luminosa “People=Shit” e l’omonimo brano che infiamma il Barclays Center. Chiudono “(sic)” e “Surfacing”, che consegnano degli Slipknot coinvolgenti e senza sbavature.
Il Knotfest continuerà fino alla fine di giugno e, a giudicare dai biglietti venduti, non avrà difficoltà ad eguagliare il grande successo ottenuto dall’edizione 2021. Un’occasione per apprezzare la carica degli Slipknot dal vivo, in attesa del loro nuovo album, che dovrebbe uscire nella seconda parte di quest’anno.
Il Knotfest è un festival musicale creato nel 2012 dalla band heavy metal americana Slipknot. L’evento si è svolto come festival itinerante in America e in diversi paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Giappone, Messico, Colombia e Francia. Oltre a Slipknot, il Knotfest ha presentato diversi band, tra cui Deftones, Marilyn Manson, Lamb of God, Bring Me the Horizon e Prong.