Per gli amanti della musica viva e vissuta, il Morsefest è l’evento ideale: due serate di festa e ascolto che da ormai dieci anni il solerte Neal Morse non si stanca di organizzare. Ogni anno c’è una scaletta diversa, cambiano spesso gli ospiti, ma non manca l’atmosfera di allegria e condivisione che caratterizza questo appuntamento sempre molto atteso dai seguaci di Neal e dei suoi vari progetti. L’edizione del 2022 ospita niente meno che i Transatlantic, il supergruppo formato ormai quasi 25 anni fa da Neal Morse, Mike Portnoy (di recente rientrato nei Dream Theater), Roine Stolt (The Flower Kings) e Pete Trewavas (Marillion, Edison’s Children). I quattro hanno pensato di riproporre due conceptalbums dal loro repertorio: “The Whirlwind”, pubblicato nel 2009, e “The Absolute Universe”, l’ultimo lavoro in studio della band, uscito nel 2021. Da questa accoppiata il “Live at Morsefest 2022: the Absolute Whirlwind”.
La prima notte di concerto si apre con “Into the Blue”, lunga suite dall’album “Kaleidoscope” (2014). Ad accompagnare il quartetto prog sul palco ci sono Ted Leonard (Pattern Seeking Animals, Spock’s Beard, Enchant), un percussionista e un ensemble di coriste e archi, che danno veste nuova e brillante agli arrangiamenti dei brani. Si prosegue con “In Held (‘Twas) in I”, una cover dei Procol Harum inclusa del disco d’esordio dei Transatlantic (“SMPTe”, 2000). È il turno dei pezzi acustici, che elevano la temperie di commozione della serata: “Shine” e “We All Need Some Light”, quest’ultima cantata a gran voce dal pubblico e suonata con maestria impeccabile dai musicisti sul palco.
A questo punto comincia il viaggio nel vortice: “The Whirlwind” ha inizio. Si tratta di un’opera cara alla band e ai suoi seguaci, e riproporla in concerto dopo più di dieci anni fa un effetto particolare. Ricchissima e potente, “The Whirlwind” è concepita come un’unica canzone, da ascoltarsi senza pausa dalla splendida “Ouverture” fino alla coda di “Dancing with Eternal Glory”. La presenza di temi musicali che tornano a più riprese tra i singoli brani dà coesione all’opera, che può essere intesa come una sinfonia classica: non è questo uno degli aspetti più importanti della tradizione colta passati poi al rock progressivo? Inutile dirlo, la performance è accolta dal pubblico con immenso calore e applausi fragorosi.
La seconda serata si inaugura con l’ultima opera rock pubblicata dai Transatlantic, ovvero “The Absolute Universe”, un concept che affronta le sfide della società odierna. Di tale album sono disponibili tre versioni: una abbreviata (“The Breath of Life”), una estesa (“Forevermore”) e una terza versione che integra insieme le prime due (“The Ultimate Version”). Quest’ultima è quella solitamente suonata in concerto da parte della band. Gli ingredienti sono oramai noti: una lunga ouverture strumentale alza il sipario ad un racconto sonoro vario e ricco di energia, commozione, dramma e solennità.
L’apice emotivo sembra raggiunto, ma non è finita: c’è ancora spazio per la celeberrima “Bridge Across Forever”, tratta dall’album omonimo del 2001. In conclusione, inevitabilmente, arriva “The Final Medley”, un ripasso dei brani più famosi del gruppo, che per motivi di tempo non è possibile eseguire interamente (è bene ricordarlo, si tratta di pezzi che non scendono sotto i 17 minuti di durata!). Il gesto estremo è affidato a “Stranger in Your Soul”, sempre da “Bridge Across Forever” del 2001.
L’impresa è compiuta, il Morsefest 2022 è giunto al termine. Siamo ormai nel 2024 e ognuno dei membri dei Transatlantic è impegnato nei propri progetti: Neal Morse ha a che fare con i lavori solisti, Mike Portnoy è da poco rincasato nei Dream Theater, Roine Stolt prosegue con i Flower Kings e lo stesso fa Pete Trewavas con i Marillion. Sorge naturale un quesito: ci sarà ancora occasione di vederli insieme? Tornerà sulla scena uno dei supergruppi prog più proficui del nostro secolo? L’anno prossimo la band festeggerà le nozze d’argento e, viste le personalità coinvolte, non è ingenuo aspettarsi qualche sorpresa. Ad ogni modo, adesso è bene far tesoro di quanto i Transatlantic ci hanno offerto finora: tra gli insegnamenti più cari, ci hanno ricordato che è possibile concepire il rock come una musica da comporre e ascoltare senza fretta, anzi con la calma di chi legge un libro, di chi segue una storia, di chi pensa e procede con pazienza nei viaggi che verranno, siano essi in un vortice o nell’universo assoluto. Comunque sia, sempre a bordo di un transatlantico!