I Rammstein disintegrano tutte le Taylor Swift del mondo e davanti a 70.000 fan dimostrano che il metal è vivo!

In tre decenni di carriera i tedeschi Rammstein hanno creato il loro stile, un suono identificabile immediatamente. Cosa che poche band di grande successo possono permettersi in questo millennio. Lo hanno confermato anche alla RCF Arena di Reggio Emilia.

La tappa italiana dello “Stadium Tour 2024” passa dal catino di Campovolo, zona che poche settimane ha subito l’assalto di oltre centomila fan degli AC/DC. Questa sera le statistiche dicono settantamila persone, ma è una cifra comunque ragguardevole, considerando l’unicità del suono del combo tedesco, di certo poco incline a regali zuccherini e lontano dal becero supporto di certi mass media che ci raccontano che esiste solo la trap, il pop e finti modelli di musica di plastica usa e getta.

Ore 12: si parte

Raduno al casello di Verona Sud, partiamo puntuali con il pullman 3 di “BusForFun” e dopo le presentazioni, si taglia l’autostrada in due. In viaggio si ride e si mangia e l’adrenalina cresce. Arrivo puntuale e dopo alcune indicazioni del responsabile del bus, che ovviamente nessuno ascolta (tanto c’è la chat su WhatsApp…), ci precipitiamo in zona concerto.

Ore 15-18: l’ombra, la birra e la lap dance

La prima cosa che balza all’occhio, sin dal primo pomeriggio, in attesa che i cancelli vengano aperti, quando la gente si sparpaglia nei pressi dell’area concerto, alla ricerca di ombra, birra, gelati e cibo (non necessariamente in questo ordine) è che, come per i Kiss, non siamo davanti a dei semplici fan di una band, ma ad un culto vero e proprio. Certo c’è una parte di fan generalisti con t-shirt griffate coraggiosamente con nomi diversi, si notano Iron Maiden, Guns N’Roses, AC/DC, una timida Alter bridge (la mia) e poco altro, come una meravigliosa Black Flag davanti a cui mi sono inginocchiato, facendo morire di risate il tizio, e poco altro. Il resto del popolo gira con divise d’ordinanza, tra magliette, addobbi vari, tatuaggi, scarpe, bracciali, tutto urla il nome Rammstein. Dopo un pomeriggio di totale euforia, condiviso con Giada, Elisa e Luca, Umberto battezzato da noi “bomba”, amici vecchi e nuovi (Veronica, Franco, il musicista Luke Corso…), tra birre, risate, file chilometriche i bagni, ci siamo ritrovati in un night club, strategicamente aperto per un incasso inatteso quanto gradito e prima di uscire ho visto le ragazze (e non solo loro…) salire in pedana e improvvisare numeri di lap dance tra il sexy e il ridicolo. Naturalmente ho dovuto giurare che video e foto non verranno mai mostrati in pubblico.

Ore 18-21: altra birra, la pipì e trovare i dispersi

Ci incolonniamo verso l’area concerto e già da lontano si nota l’immensità del palco, detto “la cattedrale”. Facciamo una sosta intermedia per incontrare altri amici, altra birra, altra pipì dietro cespugli e finalmente si entra. Nel frattempo una folla inferocita sgomita ai box del merchandising, dove ogni articolo viaggia a cifre da denuncia. Un bel dito medio e tiro dritto. E poi siamo dentro… Onestamente io resto senza parole davanti a tanta immensità, la “cattedrale” è gigantesca, smisurata, sembra un’area industriale enorme, che sbuffa vapori neri e fiamme sparse per autocombustione. Immagino che arrivi anche dai ricordi d’infanzia dei musicisti che, ricordiamolo, sono nati in quella che una volta era la Germania dell’Est. A questo punto ognuno di noi prende la propria strada, l’appuntamento è a fine concerto al pullman. È una necessità perché, pur essendo nella stessa area, chiunque deve vivere il concerto come crede: sotto il palco a subire botte, spinte e palpate, in una zona protetta dove può respirare, oppure libero di muoversi in sentieri improvvisati tra la folla, per cogliere più prospettive. Io mi piazzo accanto ad un’area amplificatori e cannoni spara coriandoli e faccio bingo perché la visuale è ottima e la circolazione di ubriachi e rompipalle limitata. Alle 20 il duo francese delle Abélard in un palco al centro del pubblico suona in versione pianoforte i pezzi dei Rammstein, applausi di circostanza, ma non vedo grande entusiasmo e dopo qualche urlo forzato salutano e se ne vanno. Un po’ poco sinceramente per due musiciste che vantano studi classici di altissimo livello ed una fama mondiale nei circuiti classici. Sicuramente il contesto non aiuta, ma resta una bella trovata per incrementare le entrare sul diritto d’autore del gruppo…

Ore 21-23: lo show

Alle 21 il cielo sembra oscurarsi improvvisamente. Ci siamo!! Ora parlare di un concerto dei Rammstein è quasi inutile, sarebbe come voler descrivere un orgasmo. Non si può. Si deve viverlo. Certo posso dirvi di fuochi e fiamme, dell’entrata sul palco dei sei in un ascensore altissimo, di luci che arrivano fino al cielo, di un repertorio letteralmente di acciaio, che tutti cantano all’unisono con Till Lindemann cantante e poeta post apocalittico, la cui mimica è spaventosamente seducente, quasi a scatti, come in film di inizio secolo scorso. Possiamo narrarvi dei cori marziali che frantumano le nuvole e allontanano anche il temporale previsto per le 22, e ad ogni esplosione con le fiamme che squarciano la notte, arrivano vampate di calore che ci investono con una tale intensità, da ricordandoci come potrebbe essere l’inferno. Mentre scorrono i brani (vedi scaletta sotto), ogni istante dello spettacolo riserva qualche sorpresa, lanciafiamme, danze, un intermezzo elettronico, giocato con i musicisti con un perimetro di luci led, che rievoca i connazionali Kraftwerk, band a cui i Rammstein hanno sicuramente rubato molto, fino al cannone fallico che spara “schiuma” durante il bis “Pussy”. Ma ripeto, vedere il pubblico che si muove all’unisono e palpita ad ogni istante dello spettacolo, che letteralmente vive la musica che sta ascoltando, è quasi più emozionante del concerto stesso. Botti, fiamme, silenzio, saluti e poi l’inaspettato: Till ci saluta in italiano, un regalo che emoziona, visto che quasi mai la sua imperturbabile espressione si lascia andare a qualcosa che non sia teutonico. Si accendono le luci bianche. Siamo alla fine. Ma i cori di ringraziamento dei fan dureranno molti minuti ancora.

Ore 24: il ritorno

Arriviamo al pullman alla spicciolata, manca sempre qualcuno, ma anche quando ci siamo tutti, si partirà solo dopo il segnale della polizia, perché la circolazione va monitorata e le strade non possono essere soffocate. Finalmente il bus sbuffando parte, la temperatura è di 25 gradi, praticamente rischiamo tutti il collasso per lo sbalzo termico. Io mi arrangio con due magliette e il poncho, altri soccombono perché non hanno altri vestiti, e nei giorni successivi sicuramente pagheranno dazio. Elisa si salva strappando una tendina del pullman!! Tappa a Mantova per far scendere alcuni ragazzi, compreso un tipo che parlava nel sonno, facendo spaventare tutti. Ed ecco Verona Sud, saluti, baci e abbracci puzzolenti, ma pieni di gratitudine, perché sappiamo di aver diviso un momento carico di emozione. Arrivo a casa, sono le 3 di notte. Pur sapendo di disturbare i vicini, faccio la doccia, diversamente avrei potuto essere arrestato per vagabondaggio tanto è il fetore che emano. Mi appoggio al cuscino e sento ancora i botti nei timpani e vedo scintille sopra di me. Sono colmo di gratitudine con la vita. Poi arriva il sonno.

E c’è ancora chi dice che è solo musica.

Alcune considerazioni del giorno dopo

Motivazione: chi mi conosce sa che da tempo evito i gradi eventi, troppa fatica e troppo denaro per quello che si ha in cambio. Quindici ore di giornata per uno show di due ore, pur con tutto il contorno di amici e divertimento sono troppe. Tuttavia se addio doveva essere, non potevo trovare niente di meglio dei Rammstein. Sono soddisfatto, fisicamente ho tenuto molto bene, la lunga esperienza mi ha aiutato: al caldo si mangia poco e si beve tanta acqua, postazione agile vicina ai bagni (una sola tappa in tutta la giornata, il resto è uscito in sudore…) e la possibilità di stendersi se serve. Ho visto ragazzini crollare. Nessuna paura si faranno.

L’organizzazione: so bene che eventi di questa portata generano inevitabilmente falle e parti rivedibili. Ma in generale devo dire che la macchina organizzativa ha funzionato. Solo una cosa: fate sparire i token (gettoni in cambio di contanti all’interno dell’area concerto), sono un insulto alla modernità e costringono a spese inutili. Lo ripeto: fateli sparire.

Il pubblico: tanto e variegato, arrivato da tutto Italia e non solo (ben 10000 i tedeschi), maturo, giovane e meno giovane. I Rammstein non sono vintage, quindi sono la dimostrazione che una via alternativa al rock del passato c’è. La coerenza con cui hanno conquistato il mondo (cantando in tedesco!!!!!!!), conferma che si può ancora fare. Crediamoci popolo del rock, crediamoci.

Il sentimento: il rock, il metal sono passioni gigantesche, non sono mode, te le porti addosso tutta la vita, è proprio un modo totalmente diverso di vivere la musica, rispetto al pop e alla musica da festival gratuiti legati a brand che fanno da sponsor (chi ha detto Tim, Wind, Coca Cola etc?). Pur con tutto il rispetto che si deve ai gusti altrui e alle proposte di grandi professionisti, non ci sarà mai la Taylor Swift di turno a cambiare questo stato delle cose. La passione travolgente, l’amore che si vede negli occhi di chi ascolta rock arriva da altre fonti, non è una moda, non è una transazione della vita, è sentirsi parte di qualcosa che unisce e durerà per sempre. Chi non lo vive faticherà a percepire la fratellanza, ma io so che molti di voi capiranno.

Migliaia di km e centinaia di concerti insieme. Siamo arrivati all’ora triste dei saluti: onore a voi!

Dedica: onore alle mie scarpe, dopo migliaia di chilometri e centinaia di concerti e festival le mie scarpe da musica, hanno chiuso la loro carriera. Mi avete accompagnato in tantissimi momenti meravigliosi. Vi lodo e vi ringrazio!!

Finale: e come dicono i Rammstein, Adieu.

Ci vediamo sulla strada!

Scaletta RCF Arena Campovolo, Reggio nell’Emilia, Italia (dal sito setlist.fm):

Music for the Royal Fireworks

(George Frideric Handel song)

Ramm 4

Links 2 3 4

Keine Lust

Sehnsucht

Asche zu Asche

Mein Herz brennt

Puppe

Wiener Blut

Zeit

Deutschland

(Remix by Richard Z. Kruspe)

Deutschland

Radio

Mein Teil

Du hast

Sonne

Encore:

Engel

(with ABÉLARD) (Piano version; performed on B-Stage)

Ausländer

Du riechst so gut

Pussy

Ich will

Encore 2:

Rammstein

Adieu

Song played from tape

Sonne

(Piano version)

Haifisch

(Haiswing Remix by Olsen Involtini)

Lügen

(Instrumental)