L’embrione di questa band inglese, a nome Mangö, nasce nell’ambito del Lincoln College dall’amicizia tra Chloe Spence e Tom Coyne, cui si aggiunge in un secondo momento il batterista Louis Bradshaw.

Trasferitisi nella più grande Brighton, adottano il definitivo moniker Plantoid e reclutano nelle loro fila anche il bassista Bernardo Larisch.

Il loro sound va inserito a tutti gli effetti nell’ambito del rock progressivo, cui aggiungono le loro influenze comuni derivanti da geni quali Miles Davis, Todd Rundgren e Jeff Buckley.

Il loro primo e unico album si intitola “Terrapath” ed è corredato di una meravigliosa copertina rappresentante immagini d’altre dimensioni nelle quali ci catapultano le melodie liquide del brano di apertura “Is that you?”, in cui esordisce la voce di Chloe Spence, abile su sonorità alla Jon Anderson, prima di esplodere in una parte finale rocciosa.

Fantasie jazzate unite a un’idea progressiva caratterizzano l’impatto di “Pressure”, con sezione ritmica e chitarre su alti livelli, prima di immergersi nelle atmosfere inizialmente sognanti e poi intricate di “Modulator”. La strumentale “It’s not real”, col suo breve viaggio psych, anticipa “Dog’s life” che declama ancora amore per jazz e fusion, passando per hard prog e space.

“When I’m thinking” e i suoi suoni rarefatti ci conduce verso le splendide melodie e le dinamiche di “Wander/Wonder”, in cui emerge ancor più l’influenza degli Yes, soprattutto nelle parti vocali, oltre a quella dei Gentle Giant; questi ultimi principalmente nella successiva “Insomniac (don’t worry)”, brano in cui si dispensa tecnica e improvvisazione.

Un breve e pirotecnico strumentale, “G.Y. Drift”, conduce al gran finale di “Softly Speaking” che, coerente col titolo, ci regala momenti soffici e delicati in cui unica protagonista è Chloe Spence con la sua voce accompagnata dalle tastiere.

Plantoid, attenzione obbligata da parte di chi ama il progressive.

Band:

Chloe Spence – voce, chitarre, synth e tastiere

Tom Coyne – chitarre, synth e tastiere

Louis Bradshaw – batteria e percussioni

Bernardo Larisch – basso

Guest:

Nathan Ridley – synth e tastiere