I Lucid Sins arrivano da Glasgow, in Scozia, e sono dediti ad una psichedelia dalle tinte occulte, continuamente irrorata di hard, prog e folk, perfettamente a suo agio nelle lande brumose di quella terra.

In realtà sono un duo, composto da Andreas Jönsson (voce e chitarre) e da Ruaraidh Sanachan (chitarre, basso, tastiere e percussioni), cui di volta in volta si aggiungono musicisti ospiti al fine di arricchire le soluzioni sonore.

Molte le influenze che emergono dalla loro musica, di qua e di là dell’Atlantico: The Doors, Blue Oÿster Cult, Jethro Tull, Black Widow, Wishbone Ash, Fairport Convention,…

I riferimenti ai generi e alle fonti di ispirazione sono reali, ma, nell’arco dei tre album, essi si mischiano facendone prevalere alcuni rispetto ad altri; infatti, mentre in “Occultation” (2014) la psichedelia di base è a trazione hard rock, in “Cursed” (2021) essa acquisisce un’anima piú progressiva per poi avvicinarsi maggiormente al folk nel recente “Dancing in the dark”, uscito nel corso del 2023.

Il titolo simboleggia chiaramente l’unione d’intenti della band: “dancing” per un suono che si aggira nei meandri della ballata folk, “dark” perché l’afflato occulto rimane sempre percepibile.

Già l’iniziale “Jack of diamonds” https://youtu.be/j6k7ZAg6Txw?si=bXGI2ykDxUDaPGVJ  unisce le asperità date dai riff di chitarra con vocalità eteree e melodie liquide per proseguire con la ritmata “The dance” che ci trasporta intorno ad un fuoco nel mezzo di una radura della foresta.

“Take me with you” gode di un dinamismo a tratti jazzato con sapienti interventi di Hammond e precede “From the bough” con i suoi momenti progressivi dettati dai duelli tra chitarre e tastiere che ricordano un mix tra Wishbone Ash e Jethro Tull.

Grande sorpresa nel trovarsi di fronte a una cover di un brano di miti assoluti del folk inglese dei seventies, infatti “Sanctuary stone” è tratta dal capolavoro “The waters of sweet sorrow” dei Midwinter, album registrato nel 1973, ma uscito solo negli anni ‘90 grazie all’azione di recupero della Kissing Spell.

La seguente “Call in the dark” ha un groove oscuro e la sua chiamata al buio genera sicuri rimandi ai Black Widow prima di lasciare spazio, con “The drifter”, alle melodie da artisti di strada che fanno da contraltare alla ruvidità delle chitarre.

Splendida l’arcana “Heavy toll” che gioca più su un’atmosfera rallentata che strizza l’occhio a sonorità vagamente doomeggianti, mentre con “The raven’s eye” si opta per un fascino silvestre.

Chiusura su livelli alti grazie ai momenti ispirati di “Catch the wild” dove melodie vocali meravigliose duettano con le soliste, il tutto arricchito da un intervento di clarinetto eccellente.

Lucid Sins, proiezione di diapositive del passato verso il futuro, attraverso ambienti di natura misteriosa e incontaminata.

Band:

Andreas Jönsson – voce e chitarra

Ruaraidh Sanachan – chitarra, basso, tastiere, percussioni e cori

Guests:

Espen Andersen – voce (su “Take me with you”)

Stuart Coleman – organo Hammond (su “Take me with you”)

Hanna Tuulikki – voce (su “Sanctuary stone” e “The raven’s eye”)

Alex Ward – clarinetto (su “Catch the wild”)