Succede sovente che artisti o band operanti nella scena estrema decidano di evolvere i loro progetti o di crearne di nuovi, conducendoli verso lidi inaspettati, spesso affrancati in maniera decisa dai generi originari.

È il caso di Samael Von Martin, musicista veneto, già leader di due entità black metal: Evol e Death Dies.

La sua sensibilità musicale è molto marcata, così come la predilezione per la cultura e le tradizioni antiche dei colli veneti, in particolare quelli dei dintorni di Padova, ed è proprio qui che nasce l’idea MATER a clivis IMPERAT, in cui Samael dirige un’orchestra dedita a sinfonie oscure, perfette per narrare quanto sopra.

Già il primo “Atrox Locus”, edito nel 2022 sempre per Black Widow Records, aveva intrapreso questo percorso suscitando molti consensi.

Poco più di un anno dopo, ecco che arriva il nuovo “Carmina occulta” che alza ancor più l’asticella, presentando un’opera che definire affascinante è poco.

(Guarda il trailer dell’album: https://www.youtube.com/watch?v=hwEx8YpV0hI&ab_channel=MaterAclivisImperat

Nonostante la ridotta distanza dal precedente, le aspettative per un ulteriore salto di qualità sono alimentate dalla presenza di ospiti di alto livello e anche dalla splendida copertina che, come nel precedente, vede rappresentato graficamente Samael con un violino in mano, come a voler manifestare l’indole sinfonica del progetto, ma in questo caso si tratta di un dipinto fatto ad hoc dal maestro Emanuele Taglietti, celebre per il suo lavoro sui fumetti sexy horror come Zora e Jacula, ben noti anche ai cultori delle musiche di Antonio Bartoccetti sotto i moniker Antonius Rex e Jacula, peraltro grande fonte di ispirazione per i nostri, insieme ai Goblin e al dark sound italiano in genere.

Ci troviamo di fronte ad un’opera (questo è il termine più adatto) variegata e poliedrica, composta interamente da Samael Von Martin per la parte musicale e quasi tutta per quella testuale dove è stato coadiuvato da Elisa Montaldo per le liriche di “Nero segreto (funestum drama)” e da Flavio Porrati per quelle di “Ago e filo”, “Sabba” e “Funebris”.

Si tratta di un concept album basato su antiche tradizioni venete e leggende popolari, in particolare sui “racconti del filò” che sono narrazioni diffuse dagli abitanti dei villaggi durante serate trascorse intorno al focolare e sulla “lumera” che è un’antica tradizione paesana che prevedeva l’accensione di fuochi in occasione di celebrazioni o festività.

Ben diciannove brani introdotti da “Ago e filo” che con il recitato di Flavio Porrati e l’organo di Natalija Brancoviç ci immergono subito nelle prerogative dell’opera.

Un progressive oscuro caratterizza i quattro brani successivi: in “Sub insidiosam ruinam genero” la voce narrata di Isabella si unisce ai vocalizzi della divina Elisa Montaldo che si alternano su una struttura ricca di cambi di tempo e con interventi chitarristici di classe; ritmiche tribali, organo maestoso e cori fascinosi caratterizzano “Liturgica (itaque sit)”; “Carmina occulta” vede protagoniste le tastiere sui cui tappeti la band spadroneggia esaltando anche le parti vocali della soprano Elisa Di Marte la cui ugola insiste anche nella successiva sinfonia inquietante di “Strigarum dominus”.

Il folk fascinoso di “Edoardo II”, condotto da strumenti etnici, flauto e voce di Elisa Montaldo anticipa altri tre momenti all’insegna del prog: “Chori tragici” e “Tragica operetta” sono brani totali, mentre in “Codex diabolicus” i vocalizzi di Elisa Di Marte si alternano al cantato intimo di Isabella su una base strumentale più rilassata.

“Peste 1347/2019” è affidata interamente a Elisa Montaldo che con voce, pianoforte ed effetti vari riesce a trasmettere l’angoscia derivata da devastanti epidemie.

In un contesto come questo non poteva mancare “Sabba” dove il narrato di Flavio Porrati si alterna al cantato della Montaldo per un brano che ricorda più di altri i viaggi nell’occulto descritti musicalmente dal maestro Bartoccetti.

“Animi errantes” si esprime ancora con un progressive solenne intriso di oscurità, anticipando “Noctes ad nendum” con il suo fluttuare intimo e i forti richiami al mondo Goblin.

Il Latino, protagonista di buona parte dell’album, in “Nero segreto (funestum drama)” si unisce all’Italiano proposto dal testo di Elisa Montaldo regalandoci un brano d’atmosfera perfetto per precedere il rock travolgente di “Diabuli malleus” con le orchestrazioni garantite dalle tastiere di Alessio Saglia e dal violino.

La dolcezza arcana di “Praesagia pontificia” ci guida nella solennità di “Melicum brevius (fanfara funebre)”, a sua volta seguita dall’occulta “Funebris”.

L’album termina con “Movimento dadaista padovano”, un lungo brano strumentale interamente suonato da Samael Von Martin, offrendo un finale degno per un’opera tanto complessa quanto ambiziosa, partorita dalla sua arte, che spero di vedere dal vivo, rappresentata interamente, magari da tutti i musicisti che ne hanno contribuito alla realizzazione.

Orchestra:

Isabella – voce principale

Samael Von Martin – voce maschile, chitarre, basso, flauto, liuto, percussioni e catene

Simon Feretro – chitarra solista, voce (“Chori tragici” e “Animi errantes”)

Wally Ache – basso

Elisa Montaldo – invocazioni, canto, koto giapponese elettrico, chinese hulusi, bawu bamboo, flauto e pianoforte (“Peste 1347/2019”)

Vittorio Sabelli – clarinetto

Alessio Saglia – organo, hammond, moog, tastiere e orchestrazioni

Ventrenero – batteria

Elisa Di Marte – voce soprano

Nequam – voce narrante maschile

The Nun – cori femminili

Natalija Brankoviç – pianoforte (“Nero segreto (funestum drama)”, organo (“Ago e filo”) e violini