La propensione media alla musica rock da parte dei popoli scandinavi, in rapporto al numero di abitanti, credo che oggi non abbia eguali al mondo.

Da Norvegia, Svezia e Finlandia arriva un numero impressionante di band che, con risultati eccellenti, esplorano l’intero spettro artistico della “musica del diavolo”: hard rock, heavy metal, doom, progressive, rock’n’roll, punk, dark, folk, psych,…

Anche l’Islanda non fa eccezione e, nonostante una popolazione di circa 380mila abitanti, riesce a produrre artisti di elevato livello, tra cui l’eclettica Bjork, i progressivi Sigur Ros, i misteriosi Solstafir, gli atmosferici Katla e gli hard rockers The Vintage Caravan; ma mentre i primi citati viaggiano tutti attraverso sonorità che rimandano a loro modo alla glacialità della terra da cui provengono, questi ultimi si muovono su coordinate settantiane, figlie di tutto il rock duro inglese e americano dei ‘70, senza dimenticare compatrioti di livello quali IceCross (album omonimo del 1973) e Svanfridur (“What’s hidden there?” del 1971).

Già il nome è azzeccato, facendo subito pensare a un furgone colorato e un po’ sgangherato, stipato di musicisti e strumenti, in giro per ogni luogo in cui ci sia un palco su cui esibirsi.

The Vintage Caravan è una band giovane, ma con un’esperienza consolidata, infatti fu fondata nel 2006 da Óskar Logi Ágústsson (chitarre e voce) e da Guðjón Reynisson (batteria) che all’epoca erano dodicenni (!!!), nonché compagni di scuola.

Nel 2009 il primo album omonimo autoprodotto denotava già una maturità artistica notevole in relazione all’età adolescenziale dei ragazzi.

Da lì una crescita compositiva costante ha permesso di registrare altri quattro album uno più bello dell’altro: “Voyage” (2012), “Arrival” (2015), “Gateways” (2018) e “Monuments” (2021); arrivando a incidere per un’etichetta blasonata come la Nuclear Blast.

The Vintage Caravan: in concerto offrono uno spettacolo incredibile!!

Adesso, proprio come accadeva nei loro amati seventies, è giunto il momento di suggellare l’esperienza maturata finora con un album dal vivo… ecco quindi “The Monuments Tour”, un doppio live che ne testimonia la qualità compositiva ed esecutiva.

La band da sempre si esprime come il classico power trio, composto da Alexander Örn Númason al basso, Stefán Ari Stefánsson alla batteria e il già citato Óskar Logi Ágústsson (chitarra e voce) che è l’unico membro fondatore rimasto.

La sezione ritmica è molto potente e dinamica, capace di creare la base su cui si sviluppano le linee melodiche del sound dettate dal talento chitarristico di Óskar e dalla sua voce pulita ed espressiva; il tutto unito a una capacità di scrivere “canzoni” non sempre presente in altre band del genere.

Tutti e cinque gli album sono qui rappresentati, con una prevalenza per l’ultimo “Monuments” cui, peraltro, si riferisce il tour da cui è tratto il live.

L’hard rock energico e di classe è il vero protagonista con brani dai refrain magistrali (“Whispers”) e anthemici (“Can’t get you off my mind”, “Hell” e “Babylon”); altri ad alto contenuto psichedelico (“Reflections”, “Psychedelic mushroom man”, l’onirica “On the run” e la ballata lisergica “Clarity”).

http://*https://youtu.be/KoQOudTIsNk?si=P3q9DW8IAp9bt82y

Menzione particolare per alcuni pezzi: “Innerverse” che dopo un inizio romantico si sviluppa con una cavalcata ritmica che ricorda anche i primi Iron Maiden, “Forgotten” in cui il binomio potenza e melodia fa pensare a dei Riot meno urbani e più rurali, il bluesaccio a doppia personalità di “Cocaine Sally” in cui sono compresi due assoli magistrali e, soprattutto, “Expand your mind” che mi ricorda tanto i Bloodrock dei primi album.

The Vintage Caravan, vampate di calore dalla terra dei ghiacci.

Band:

Óskar Logi Ágústsson – chitarre e voce

Alexander Örn Númason – basso

Stefán Ari Stefánsson – batteria