Dalla frequenza con cui ho parlato di Wucan negli ultimi dieci mesi qualcuno potrebbe pensare che mi piaciucchino, ma non è così… li adoro, punto e basta.
Nel 2022 sono usciti il loro terzo splendido album “Heretic tongues” e l’album dal vivo “Live in Deutschlandfunk” che ce li ha consegnati nella loro dimensione innata: il concerto.
Cinque anni fa avevo avuto occasione di vederli a Milano in compagnia degli amici della Black Widow Records e già ero rimasto molto impressionato.
L’inizio del nuovo anno ha visto la band impegnata in un tour che l’ha portata a esibirsi in svariate date tra Svizzera, Austria, Spagna, Italia e Germania.
Paradossalmente, il destino me li aveva messi a portata di mano presso il Raindogs di Savona, ma la concomitanza con un altro evento organizzato da tempo nella mia Genova mi ha costretto a optare per la data bolognese al Freakout.
Il locale è piccolo, ma molto simpatico.
L’apertura è ad appannaggio dei romani Beesus, power trio fautore di uno stoner potente e lisergico infarcito di senso dell’humour.
Il tempo di liberare e attrezzare il piccolo palco e l’aria comincia a surriscaldarsi.
Indicativamente la scaletta è quella del recente live, recensito dal sottoscritto su questo portale, per cui non mi dilungherò nella descrizione dei brani.
In realtà, la mia attenzione verterà prevalentemente sull’esibizione.
Stiamo parlando di una band rodata che con passione e professionalità coglie ogni occasione per esibirsi dal vivo, indipendentemente che si tratti di locali di una certa dimensione oppure di location più piccole, garantendo sempre il massimo dell’entusiasmo.
La sezione ritmica costituita da Philip Knöfel (drums) e Alexander Karlisch (bass) è una macchina da guerra che offre potenza assoluta, sempre in bilico tra la matrice settantiana che caratterizza il sound della band e certo metal che, per età, appartiene al background di questi ragazzi.
Tim George è l’anima psichedelica della band, con la sua chitarra che sciorina riff e assoli di alto livello, senza contare qualche divagazione al synth e alle tastiere.
Nonostante tanta bravura, l’attenzione di chi assiste ai loro spettacoli non può che essere attratta da lei: la regina del rock, Francis Tobolsky!
Bella come una dea, grintosa all’inverosimile, questa fanciulla dal viso angelico è un vero e proprio animale da palcoscenico.
A Bologna, nonostante le ridotte dimensioni del palco, ha offerto una prestazione coi fiocchi: voce eccezionale, padronanza assoluta di tre strumenti (chitarra elettrica, flauto, theremin e synth) e una verve pazzesca.
La scaletta ha attinto da tutti e tre i loro album, tra le altre: “Father storm”, “Kill the king”, “Looking in the past”, “Fette deutsche”, “Night to fall”, la clamorosa “Far and beyond”, la cover dei Renft “Zwischen liebe und zorn”,…
Ma il momento top della serata è stato al momento del bis: la band rientra sul palco richiamata dall’entusiasmo del pubblico presente e sbalordisce tutti proponendo una versione devastante di “Am I evil”, brano interpretato più vicino alla versione originale dei Diamond Head che in quella più famosa riproposta dai Metallica.
Il pezzo, nella sua dilatazione strumentale ha permesso di distogliere per qualche minuto l’attenzione dalla front woman, peraltro scesa tra il pubblico per danzare sulle note del brano.
Serata meravigliosa. Spero di poterli rivedere presto, magari in un contesto che garantisca un palco più grande e adeguato e un pubblico ben più numeroso.