Approcciare il disco di Fiamma Dallo Spirito significa addentrarsi in un ambito misterioso, non solo per via della proposta musicale profondamente oscura.

Intanto partiamo dalla protagonista principale.

Fiamma Dallo Spirito è la cantante di “Tardo pede in magiam versus” (1972), capolavoro degli Jacula di Antonio Bartoccetti, nonché disco da culto assoluto.

Però, essendo uno pseudonimo, occorre vedere chi vi sta dietro.

La tesi più accreditata è che si trattasse di Doris Norton, moglie di Bartoccetti e grande artista.

In realtà, è Vittoria Lo Turco (Bertolazzi da sposata), bellissima cantante e attrice nata a Venaria Reale e vissuta tra Genova e Milano, dotata di una splendida voce e coinvolta nel mondo esoterico di sedute spiritiche e affini.

Vittoria ha lavorato molto con il maestro genovese Federico Bergamini (nato nel 1906), compositore, direttore d’orchestra, grande organista, nonché autore delle musiche dell’album in oggetto.

Anch’egli presente su “Tardo pede in magiam versus”, ufficialmente come compositore del brano “UFDEM”, probabilmente di altri pezzi, circolano però alcune voci che ipotizzano che lui e Charles Tiring (altro personaggio misterioso) siano la stessa persona, per cui sue le meravigliose parti di organo.

Bergamini nel 1974 aveva composto questi brani e, seppur deluso dalla scoperta del fiasco commerciale di “Tardo pede…”, quasi certamente li propose ad Antonio Bartoccetti e, non trovando disponibilità da parte del maestro delle tenebre, decise di inciderli in un album nel 1975 senza però individuare una casa discografica disposta a pubblicarlo e finendo nel dimenticatoio.

Solo la grande opera di ricerca della Black Widow Records e il caso hanno permesso a questa oscurissima opera d’arte di venire alla luce.

Una rara immagine di Fiamma Dallo Spirito

Sabba” si può definire il reale seguito di “Tardo pede in magiam versus”.

Le radici dell’opera traggono linfa dalla filmografia horror/gotica della seconda parte degli anni ‘60 e dei primi ‘70 con le sue colonne sonore, senza dimenticare un tocco morriconiano.

Già l’iniziale “Initiatio sagae” ci porta in meandri di oscurità intensa dove il connubio tra voce e strumenti offre sensazioni infernali.

I brani sono inframezzati da brevi momenti recitati che contribuiscono a rendere l’atmosfera sempre molto occulta.

Il trittico “Povero lui”, “Agonia” e “Profezia” continua il percorso regalandoci vertici elevatissimi di musica oscura ed esoterica: la prima ha un ritornello drammatico da brividi, la seconda si basa su una melodia dolcissima e inquietante, mentre nella terza sono i tasti di Bergamini a rubare il ruolo di protagonista alla voce; da notare che tutti e tre i pezzi sono stati ripresi da Antonio Bartoccetti nell’album “Ralefun” del 1978 sotto la denominazione Antonius Rex (intitolati rispettivamente “Incubus”, “Agonia per un amore” e “Magic sadness”).

La title track è caratterizzata da ritmiche tribali cui si aggiunge il suono del piano e i cori per un effetto che ricorda una sorta di fusione tra i Black Widow di “Come to the sabbat” e certi Osanna.

“Dannazione” comincia con una parte funestamente solenne per poi sfociare in una ballata in stile Jacula, per cui nera come la pece.

Chiudono l’album la versione strumentale di “Povero lui” e quella pianistica di “Agonia”, qui rinominata “E Dio creò l’amore”.

Recupero di un album importante che costituisce la chiusura di un percorso artistico dall’ispirazione profondamente oscura e piena di un fascino erotico ed esoterico unico.

Da ascoltare in un contesto di luce soffusa, meglio se di una candela…con la sua fiamma!