Chi l’avrebbe mai detto che i Måneskin arrivassero a conquistare il mondo? Tuttavia i (loro) numeri parlano chiaro. Così come parla chiaro la reticenza del popolo rock italiano, quindi del paese da cui vengono e che dovrebbe sostenerli. Un popolo che invece rosica come se la band togliesse qualcosa, invece di donarlo. Evidentemente chi spara a zero non ha ascoltato questo album. Aldilà dell’ottima e fresca “Zitti e buoni”, in “Teatro d’ira vol.1” ci sono molte canzoni convincenti. Prima tra tutte “Coraline”, con quell’andamento malinconico, con una chitarra minimale ed un testo scuro, interpretato da Damiano con la dovuta enfasi. Ma la maggior parte dei pezzi si configura in qualche sottogenere del rock, come la vivace “Nel nome del padre” dove ad un certo punto, a riguardo dell’essere artisti, Damiano urla “di avere mille persone che aspettano il t(s)uo sbaglio”. Ed in effetti dev’essere così, perché altrimenti una “For your love”, peraltro unica canzone in inglese di quest’album, potrebbe anche lasciare insensibili, se non fosse che comunque è un brano con le dovute distorsioni. La registrazione live denota non solo perizia strumentale e coesione ma rende vivo un affresco dell’anima di una band matura, nonostante la giovane età. Una particolarità: Vittoria e il suo basso escono bene dal mix, anche in solitari in un paio di occasioni. Un’inaspettata verve di protagonismo per uno strumento spesso subitaneo. I Måneskin sono una band che non ha timore di giocare, anche con il sempiterno Iggy Pop in “I wanna be your slave”, anche strizzando le corde vocali all’inizio di “La paura del buio”, confidando “A volte mi sento un miracolo, a volte ridicolo”. E io dico: fosse tutti così ridicoli, in Italia…

”Ho paura di lasciare al mondo solo denaro, che il mio nome scompaia tra quelli di tutti gli altri”. Questa forse è una frase – contenuta in “Vent’anni” – che può far comprendere anche le difficoltà e le bravure nel raggiungere tali risultati. Nonché la sensibilità di una voce che, aldilà dei gusti, forse è il caso di tenersi stretta.

Promossi.