Chiavari Rock City 2024. Un che richiama la musica metal e rock a sé è un evento più unico e raro, dunque non posso farmelo di certo scappare. E voi vi chiederete il perché di questo titolo strano: lo scoprirete strada facendo, fidatevi.
L’organizzazione del Comune ha diviso il pubblico in due: una sezione per chi voleva pogare e un’altra con sedie per chi preferiva sedersi, spesso occupata da persone anziane e famiglie. Nonostante le esibizioni appassionate delle band, l’indifferenza del pubblico seduto è stata palpabile.
La serata si apre con i Demo Dum, un trio di giovanissimi della zona che ha scaldato l’ambiente con una mescolanza galvanica di hardcore punk e horror punk degna dei migliori Misfits, mescolata con l’irriverenza speranzosa dei Rancid. Nonostante la loro giovane età, i Demo Dum hanno dimostrato un songwriting fresco e potente, capace di arrivare dritto ai cuori della folla gremita. Con una presenza scenica invidiabile e un’energia contagiosa, hanno saputo trascinare il pubblico in un vortice di adrenalina, facendo crescere l’entusiasmo e l’aspettativa per le band successive. Le urla e i salti dei fan hanno creato un’atmosfera elettrizzante che ha gettato le basi per un crescendo di sonorità tuonanti.
Il palco viene poi conquistato dagli Hecho Mierda, un quartetto del genovesato capitanato dall’ugola al vetriolo di Mitch. Strafottenti e comicamente maleducati, i loro dialoghi dissacranti con il pubblico hanno mandato letteralmente in visibilio i presenti. La loro esibizione è stata un mix esplosivo di stoner rock che ha fatto tremare le fondamenta di Chiavari. Con riff pesanti e un groove ipnotico, gli Hecho Mierda hanno portato un’ondata di suoni profondi e vibranti che hanno avvolto la piazza. Mitch, con la sua voce graffiante e i suoi modi irriverenti, ha instaurato un dialogo continuo con il pubblico, creando momenti di pura complicità e divertimento, specialmente nelle prime file e a lato palco. L’energia della band ha contagiato tutti, trasformando l’intera area in una bolgia festante e pulsante.
A seguire, i Gigowat, un altro trio di giovani della zona, hanno portato sul palco un chitarrismo funambolico, mai sterilmente tecnico, accompagnato da una vocalità e da linee di basso groovy. Ispirati da Rage Against the Machine, Audioslave e Red Hot Chili Peppers, i Gigowat hanno confezionato una performance che, nonostante qualche intoppo tecnico, ha invitato la folla alla baldoria e a momenti di pogo sfrenato. I loro pezzi, caratterizzati da cambi di ritmo e assoli travolgenti, hanno fatto saltare e cantare il pubblico in un crescendo di emozioni. La band ha saputo mantenere alta la tensione, nonostante i piccoli problemi tecnici, dimostrando una professionalità e una passione che hanno conquistato tutti.
La serata si conclude con i Devs Nemesi, un quartetto di thrash metal che sta guadagnando sempre più fama e credibilità. Il nuovo entrato alla chitarra, Ale Chiappara, è una promessa della 7 corde. La loro esibizione è stata impetuosa e potente, una scarica di pura energia thrash metal che ha infiammato la platea. Tuttavia, la loro performance è stata vergognosamente interrotta da un dipendente del comune che ha imposto all’organizzatore di spegnere l’impianto ben prima dell’orario di fine concordato. Successivamente, in maniera meschina, segue il comunicato che sarà commisurata una sanzione nei confronti del Direttore per aver contravvenuto a un non meglio precisato sforo degli orari (l’interruzione è avvenuta poco dopo le 23, mentre il permesso era garantito sino alla mezzanotte). La folla, inferocita e incredula, ha intonato cori di sfottò verso la città al grido di “Chiavari, Chiavari, vaffanc**o!”. Di lì a poco le due personalità dei vigili urbani si sono messe in fuga. Questo episodio ha messo in luce la vergognosa tendenza degli organi di legge a piegarsi ai dettami di una gerusia striminzita che non ammette espressioni artistiche, dinamiche figlie del più becero squadrismo e ammutinamento dittatoriale, che rievocano epoche buie del nostro paese.
Ecco perché questo report è intitolato “Metal nella Chiavari che non c’è”: una serata di grande musica e passione, soffocata da un’autorità che non sa apprezzare l’arte e la libertà di espressione. L’alleanza del Metal ha la memoria molto lunga, e questo increscioso evento resterà scolpito come un monito contro l’ottusità e la repressione. Una pessima pagina della storia dell’amministrazione Chiavarese e del Tigullio che, ancora una volta, sceglie la strada dell’ammutinamento, dell’immobilismo culturale e del terrore poliziesco.