Grandi band underground si aggirano per il temibile deserto australiano, culla di una scena rock che affascina e regala una sorpresa dietro l’altra, specialmente quando si tratta di psichedelia, stoner e desert.

Arrivata ormai al terzo full lenght dopo “Silver Buddha Dreaming”, l’esordio datato 2020 e il precedente “Words Collide” uscito due anni fa, i Robot God archiviano questo nuovo lavoro intitolato “Portal Within”, ottimo esempio del sound della band di Sydney e album sicuramente da non perdere se siete amanti del genere.

Matt Allen (voce, basso e synth), Raff Iacurto (voce, chitarra e synth) e Tim Pritchard (batteria e synth) prendono per mano l’ascoltatore e lo accompagnano tra le trame di questi quattro lunghi viaggi nello space/psych/stoner rock dai rimandi settantiani, a tratti liquidi, assolutamente heavy, dall’impatto di un asteroide sul suolo terrestre grazie ad una sezione ritmica sugli scudi, sia per potenza che per tecnica.

Si parte per questo viaggio musicale con i tredici minuti dell’opener “Long Way Road” e ci ritroviamo lontanissimi dal mondo conosciuto; la miscela di psichedelia, stoner e space rock funziona alla grande e viene seguita dalla lisergica “Illusion Or Order” in cui l’ispirazione PinkFloydiana si fa spazio tra l’impatto heavy del disco.

I tre musicisti australiani ci sanno fare eccome: la title track riassume il credo compositivo del gruppo con tredici minuti di deliri psichedelici mai banali che mantengono sempre alte tensione ed attenzione da parte di chi ascolta. Nel genere, “Portal Within” risulta un album riuscito in pieno, la voglia di ripartire per il viaggio musicale appena concluso non manca. Consigliato!!