Direttamente dalla Baia di San Francisco arriva una delle band più eccitanti e travolgenti che mi sia capitato di ascoltare.

Si tratta dei Glitter Wizard, nati intorno al 2009, con all’attivo alcuni singoli e quattro splendidi album tra il 2011 e il 2019.

Impossibili da inquadrare musicalmente, in quanto protagonisti di un caleidoscopio musicale nel quale confluiscono hard rock, heavy metal, prog, psichedelia, punk e glam… può bastare?

Per loro si è scomodato pure Julian Cope, definendo il loro sound “hard rock spudoratamente glamour”… per la cronaca, stiamo parlando di un musicista/scrittore inglese che gravita nel mondo di psichedelia, punk e rock’n’roll, e importantissimo per averci lasciato due testi fondamentali: “Krautrocksampler” e “Japrocksampler”, opere dedicate rispettivamente alla musica cosmica tedesca e alla scena del rock nipponico.

Tornando ai Glitter Wizard, ne consiglio l’ascolto a chiunque abbia il coraggio di uscire dai soliti schemi e dalla propria zona di comfort… non capita tutti i giorni di ascoltare una band che condensa nel suo bagaglio spunti che ricordano Deep Purple, Black Widow, Agony Bag, Hawkwind, Grand Funk, MC5, New York Dolls, Mott The Hoople,.. e tanto altro ancora.

Dopo cinque anni dal precedente “Opera villains”, ecco una nuova uscita per questi funamboli: “Kiss the boot”.

Stiamo parlando di un mini di sei brani che, come anticipato da copertina e titolo, fa prevalere l’anima glam rispetto al resto delle loro caratteristiche succitate.

Tutto questo avviene con la solita verve dissacrante, evidenziando la versatilità vocale del cantante Wendy Stonehenge, la batteria dirompente di Fancy Cymballs e, soprattutto, i synth e le tastiere di Doug Graves, vero mattatore che tanto contribuisce alla versatilità del sound della band.

Ecco quindi l’irruenza travolgente e irriverente di “She’a star”, il refrain glamour di “Glitterati”, il mid-tempo di “Sequins and leather”, la cover di “Suffragette city” con tanto di contaminazione space’n’psych dettata dal synth, l’anthemica e cadenzata “Sugar beat” e, per concludere in bellezza, l’inno “Pogo tonight”, con il suo ritornello coinvolgente, azzeccato e nato per essere eseguito dal vivo.

Kiss the boot” è un mini bellissimo, ma, se da un lato lenisce l’attesa di un nuovo album per i fan come me, dall’altro manifesta solo un aspetto del loro talento, col rischio che qualcuno li giudichi solo per “apparenza”, a partire dalla copertina inequivocabile, e non ne colga la superba sostanza.

Il mio consiglio è di andare a recuperare e ascoltare anche gli album precedenti; chi lo farà, oltre a rimanere entusiasta, riuscirà ad apprezzare al meglio questa loro versione.

Band:

Lorfin Terrafor – chitarre e voce

Wendy Stonehenge – voce solista

Kandi Moon – basso e voce

Doug Graves – synth e sequinser

Fancy Cymballs – batteria e voce

Screamin’ Lord Duff – voce

Geoff Yeaton – sassofono