Il metallo progressivo rimane oggi molto lontano dai fasti di qualche decennio fa; del resto l’interesse degli appassionati è oscillante, così come avviene in altri generi, spostandosi come una tromba d’aria sulla scena musicale mondiale, mentre rimangono sotto i riflettori solo quei gruppi che nel corso del tempo hanno lasciato ai posteri opere di assoluto valore artistico.

Uno di questi sono sicuramente gli svedesi Evergrey, band da sempre capitanata dal chitarrista e cantante Tom S. Englund; amati e rispettati come poche altre band, gli Evergrey in termini numerici sono sempre stati lontani dal successo di altri colossi del prog metal, anche se il livello qualitativo dei quattordici album registrati dal 1998 ad oggi non lasciano dubbi sul talento di Englund e di chi si è dato il cambio al suo fianco in tutti questi anni.

Il presente si chiama “Theories Of Emptiness”, nuovo parto che conferma quanto scritto sopra, con una serie di brani potenti e melodici in pieno stile Evergrey; l’album cambia poco i tratti compositivi del gruppo, così l’ultima opera della band alterna come sempre momenti di intensa ed emotiva musicalità a meravigliose aperture melodiche, con quella potenza metal di fondo che ne esalta la componente live.

E infatti nel nuovo album troviamo queste caratteristiche ben delineate in brani dal sicuro appeal come “Falling From The Sun” o la successiva e power oriented “Misfortune”; l’epico incedere di “Become Someone Else” fa da contraltare alla progressiva “Say”, scelta come singolo e brano di punta di questo nuovo bellissimo album che non smette di emozionarci al passaggio delle varie “Ghost Of My Hero”, “One Heart” o “The Night Within”.

La band oggi, oltre al leader, si compone di Henrik Danhage alla chitarra, Rikard Zander alle tastiere, Johan Niemann al basso e Jonas Ekdhal alla batteria, tutti alle prese con prestazioni di categoria superiore, con Jonas Renske dei Katatonia in veste di ospite su “Cold Dreams”, brano che vede anche la partecipazione ai cori della figlia di Englund, Salina.

L’album non ha filler di sorta, i brani presi uno per uno sono pietre preziose racchiuse in un forziere musicale che vede ancora una volta la band svedese regalarci grande musica progressiva, metallica, emozionante come pochi riescono a creare.

Quattordicesimo album ed ennesima opera da custodire gelosamente alla voce prog metal. Applausi.

Continuano a stupire gli Evergrey: potenti, tecnici ed originali!!