ALESSIO ANTONIETTI

Devo dire che quando ti appresti a recensire un nuovo lavoro di una band come i Judas Priest di cui i 3/5 hanno ormai passato i 50 anni di attività e dopo il già ottimo “Firepower” del 2018, non ti aspetti sicuramente di ascoltare un ulteriore passo avanti a livello qualitativo come il nuovo ”Invincible Shield”.
Anticipato da 4 singoli che ci avevano convinti della buona strada intrapresa, che stampano un istantanea fedele del disco.
Il lavoro viene aperto da “Panic Attack” un pezzo tirato, un classico heavy metal dove Halford è subito sugli scudi.
Bisogna dire che la produzione affidata a Andy Sneap è spettacolare, potente e pulita allo stesso tempo, non troppo elaborata, come ci hanno abituato i Priest fin dagli album di storica data.
“The Serpent And The King” è una altra cavalcata veloce che non ti lascia il tempo di tirare il fiato.
La titletrack è incalzante al pari delle precedenti e si nota come ormai Richie Faulkner si sia integrato nella band e di come se la sia presa sulle spalle.
“Devil In Disguise” bella cadenzata, veramente un brano stile Judas dei loro periodi 80/90 riff potentissimi e groove.
“Gates Of Hell” bel pezzo hard rock, in cui si nota la produzione di Sneap.
“Crown Of Hornes” rallenta un attimo e ci fa rifiatare, anche se no si tratta propriamente di una ballad.
Come picchia Scott Travis su “As God Is My Witness” coaudiuvato dall’interminabile Ian Hill al basso.
“Trial By Fire” e “Escape From Reality”, non c’è scampo e Rob Halford (almeno in studio), canta come non lo si sentiva da anni.
“Sons Of Thunder” è un altro pezzo heavy metal puro, siamo ormai in fondo al disco e non ho trovato ancora un calo di tensione al suo interno.
“Giants In The Sky” chiude in maniera eccelsa il disco.
Nella versione deluxe del cd ci sono altri tre brani che non sfigurerebbero all’interno del disco.
I Priest raccolgono ancora una volta il testimone della guida di un genere, che è vivo e vegeto, ma poggia su pilastri impiantati ormai una cinquantina di anni fa.


Judas Priest, anche nel 2024 restano gli unici metal gods!!

LUCA PIZZIMBONE

Chi mi conosce sa che sono refrattario a classifiche e assolutismi, ma, se devo identificare l’heavy metal puro con una band in particolare, questa non può che essere il combo di Birmingham che il genere, di fatto, lo ha definito nella sua massima espressione.

Inoltre, non posso trascurare l’importanza che hanno avuto nella mia vita musicale, andando a costituire l’ideale spartiacque che ha spinto un adolescente degli anni ‘80 alla necessità di approfondire musicalmente (e non solo) i due decenni precedenti.

Questa premessa può far percepire la mia predilezione per l’epoca seventies del gruppo, pur considerando la loro discografia priva di cadute, dove anche gli album un po’ meno “top” sarebbero stati definiti miracoli se partoriti da altre band.

Anche il nuovo “Invincible shield” è a tutti gli effetti un album inappuntabile per il genere, presentando una pletora di brani di heavy metal senza fronzoli, secondo la tradizione priestiana.

Ottima la produzione di Andy Sneap, coadiuvato da Tom Allom, da cui emergono le due asce, eccellenti nello sfornare riff taglienti come rasoi e assoli a manetta, la sezione ritmica, dove il veterano Ian Hill accompagna efficacemente la batteria spaccaossa di Scott Travis, e la presenza vocale di Rob Halford che garantisce il marchio di fabbrica.

Ecco quindi alternarsi le potenti “Panic attack”, “Invincible shield” e “Sons of thunder”, le cattivissime “The serpent and the king” e “As God is my witness”, i mid-tempo “Devil in disguise” e “Trial by fire”, le rocciose “Gates of hell”, “Escape from reality” e “Giants in the sky”, mentre l’epica e ispirata “Crown of horns” per me costituisce il vertice dell’album; senza contare che la versione deluxe contiene tre brani in più: “Fight of your life”, “Vicious circle” e l’enfatica “The lodger”.

Insomma, tutto è perfetto, tutto secondo copione… ecco, questo è il difetto che, dal mio punto di vista, riscontro nell’album… nulla da eccepire, ma so già che difficilmente tornerà tra i miei ascolti.

GIANNI DELLA CIOPPA

Forse l’avvicinamento a questo nuovo album dei Judas Priest, il diciannovesimo in mezzo secolo di storia, ha seguito dei canali inusuali, svelando parte del contenuto grazie ad alcuni videoclip. Modalità lontane dal senso di mistero di un tempo, quando il nuovo disco dei tuoi idoli era una scoperta che facevi in privato a casa tua, con il primo ascolto. Poco importa, perché ciò non toglie niente ad un album he mi sento di definire memorabile, che Bob Halford e soci probabilmente vedono come il loro testamento musicale, sorta di ultima tappa di una storia leggendaria.

Difficile aggiungere qualcosa che non avete già letto da qualche parte. Se avete sentito gli undici brani di questo “Invincible Shield” converrete con me che era difficile fare di meglio: riff stratosferici, un suono micidiale, pilotato dalla produzione mastodontica di Andy Sneap e canzoni che viaggiano nella storia del gruppo, senza comunque giocare troppo con le autocitazioni e in “Giants in the Sky” appare persino una chitarra acustica, con tanto di rimando agli esordi dark rock. Ci sono progressioni classiche, ma che nelle mani dei due chitarristi diventano quasi innovative, poi gli incastri con la voce, refrain che bruciano e cavalcano l’elettricità degli anni migliori.

Le melodie vocali di Halford sono impressionanti, si collocano in tappeti solidi di chitarre dominanti, con un supporto ritmico potentissimo, ma mai finto. Ed è proprio questo l’elemento che mi ha colpito: non sento un album costruito a pezzettini, con l’aiuto della tecnologia. La mia impressione è che sia nato in diretta e solo successivamente si è giocato di aggiunte e correzioni. Colgo un senso di umano che tanto metal odierno non mi regala più. Ed è questa la dote che lo rende per me un disco gigantesco. Non voglio citare titoli, è l’insieme che rende “Invincible Shield”… invincibile.

Certo non mi aspettavo novità e cambiamenti, sarebbe stato ridicolo, è semplicemente un grande album dei Judas Priest e per dirla tutta, a mio avviso è il loro miglior disco dai tempi di “Painkiller”.

Se testamento doveva essere, questo è un altro disco che li consegna all’immortalità! JUDAS PRIEST: METAL GODS FOREVER!!!

Tracklist:

01. Panic Attack
02. The Serpent And The King
03. Invincible Shield
04. Devil In Disguise
05. Gates Of Hell
06. Crown Of Horns
07. As God Is My Witness
08. Trial By Fire
09. Escape From Reality
10. Sons Of Thunder
11. Giants In The Sky

Line Up:

Rob Halford || vocals
Glenn Tipton || guitars
Richie Faulkner || guitars
Ian Hill || bass guitar
Scott Travis || drums

Produzione di Andy Sneap