Tornano a dieci anni esatti dal loro esordio (“Colours Of Solitude”) i Progstres Svedesi A Secret River con uno splendido secondo album.

La tradizione svedese nella musica progressiva ha dato i natali ad una miriade di band fin dagli anni settanta, confermandosi ancora oggi come culla di realtà di un certo spessore, così come è la band del polistrumentista e cantante Andreas Olov, del batterista John Bergstrand, del tastierista Bjorn Sandberg e della cantante Elin Bergstrand, aiutati in questo album dai chitarristi Johnny Lernnartsson, Andreas allenmark e Lars-Olof Johansson che si alternano nel donare solos chitarristici di classe alle varie composizioni.

“Mirror Universe” è composto da sette brani per quasi un’ora di splendida musica progressive, animata a tratti da ritmiche ed intuizioni di matrice jazzistica ed elegantemente incorniciate in un quadro di ammalianti melodie.

A partire da “Celestial Fields” si viene quindi travolti da onde musicali raffinate, tra cui scorrono correnti elettriche che possono ricordare il prog metal più melodico, anche se il mood del disco rimane vicino ad un prog/melodic rock, adulto e pregno di eleganza sopraffina, come testimonia la bellissima “The Bridge”, che si insinua piano nell’ascoltatore con il suo forte accento settantiano.

Olov e la Bergstrand si alternano al microfono mantenendo altissimo il tasso melodico, mentre “Moments” si prende la scena tra energiche porzioni metal/prog e soavi stacchi aor.

L’album scorre mantenendo alta l’attenzione dell’ascoltatore che arriva ancora affamato di musica agli ultimi quindici minuti di “Mirror Universe”, racchiusi nella conclusiva “Billions Of Souls”, dalle trame prossime ai Flower Kings.

Si tratta di un’opera che va assimilata con la dovuta calma, in tutto relax e tenendoci per un’oretta scarsa a debita distanza dallo stress che ci impone la quotidianità.