Festival in alto, al Doss Trent, che si raggiunge dopo una camminata tutt’altro che scontata: anche questo è stato il Popolar, che domenica 17 settembre ho visitato con alcuni amici. Dopo l’ansimare della salita ci ha accolto uno spazio verde ampio e approntato con cucine e bar, corollari da sempre rilevanti per la buona riuscita di manifestazioni di questo tipo.

Dopo poco hanno cominciato gli Humus, gruppo trentino in odor di Ministri ma con riff più ispidi, anche a causa del sound covato in anni di sala prove. Non male la loro prova anche se la sensazione sul cantato è di un’impostazione un po’ troppo innaturale, che rende il risultato vagamente posticcio. 

Comunque più significativo del live dei MilanoSport, che propongono una specie di electro pop che scivola via senza lasciare ricordi. Diverso il discorso per Daniela Pes, che si appropria del grande parco del Popular e viene omaggiata dall’attenzione di qualche centinaio di spettatori, da subito presenti anche nel pomeriggio. L’artista dà testimonianza della propria bravura con sonorità lontane da quelle precedenti, orientate all’elettronica e con nume tutelare chiaro Iosonouncane. Il cantato non ha apparente senso compiuto nonostante si senta qualche rimando alla lingua sarda.

Si può dire però che con gli Squid il festival sia davvero entrato nel vivo, in quanto la differenza in termini di caratura effettiva si è sentita eccome. E lo dico da non conoscitore della band inglese, che sul palco si dimostra sicura e in cui i singoli strumentisti si cambiano spigliatamente strumento. Il post punk proposto è variegato e pieno di sfumature, con il cantante che è anche batterista e con una capacità di molestare le asce non scontata. Ne viene fuori un affresco davvero interessante. Consigliatissimi. 

Gli Squid, consigliatissimi anche in concerto!!

Non meno bene gli Shame, con un approccio ancora più ruvido che ricorda anche attuali enfant prodige quali Idols e Fountains Dc. Non sono loro ovviamente, ma il cantato dominante, con tanto di gambe aperte e piedi sopra le spie, indica la direzione di un sound ruvido e al contempo molto compatto. E anche i brani dell’ultimo disco, più ariosi, non fanno perdere mordente a un concerto osannato, giustamente, da migliaia di presenti, che hanno riempito l’area.

Sicurezza poi i Verdena, prezzemolini dell’estate, presenti ovunque anche con un tour europeo. Se i suoni inizialmente risultano slabbrati le cose si aggiustano presto ed esce potente la loro capacità di sfumare i singoli afflati strumentali. I ragazzi ci sanno fare davvero, e con l’aiuto di un chitarrista e tastierista aggiunto, non lesinano, proponendo anche una versione con riff più stoppati della mitica “Valvonauta”. Diversi anche i brani presi dagli Endkadentz. E poi “Luna”, la bella “Dentro Sharon”, “Scegli me”, “Muori delay”, “Chaise lounge” dall’ultimo album, da cui sono state estratte ben otto canzoni. L’album più rappresentato insieme a “Wow” e “Requiem”.

I Verdena sono da tempo una sicurezza, così come lo è diventato il Popolar, più che un festival, un centro di raccolta di energia e idee.