Negli ultimi anni si è ritornati a parlare di Southern Rock anche nel vecchio continente, grazie soprattutto ad alcuni gruppi della nuova generazione apparsi nella scena con una manciata di capolavori; l’attenzione si sposta quindi dai dinosauri settantiani anche a realtà più recenti provenienti da oltreoceano, con molte nuove idee e altrettanta voglia di farsi sentire anche fuori dai confini nazionali.

Una di queste ottime band sono sicuramente i californiani Robert Jon & The Wreck, formatisi nel 2011 ma dalla discografia già di tutto rispetto tra album in studio, raccolte e live; dopo l’esordio nel 2011 con l’album “Fire Started”, la band di Orange County ci ha messo quattro anni prima di dargli un seguito con l’ottimo “Glory Bound” ma, da quel momento, ha dato vita a un’escalation di pubblicazioni di altissima qualità.

Il cambio di marcia per Robert Jon & The Wreck avviene nel 2020 con l’uscita del loro capolavoro “Last Light on the Highway“ che consente loro di ottenere l’attenzione dei  magazine di tutto il mondo;

il seguente “Shine Light On Me Brother”, del 2021, e la successiva raccolta “Wreckage Vol.2” arrivano prima della seconda svolta della loro carriera, ovvero la firma con la Journeyman Record di Jon Bonamassa.

Il 2023 vede il gruppo americano sul mercato con tre nuove uscite: “One Of A Kind”, un ep di quattro brani realizzato solo in formato digitale, il mastodontico live (e prima vera uscita per la Journeyman record) “Live At The Ancienne Belgique” e questo nuovissimo album dal titolo “Ride Into The Light” in cui trovano posto i quattro brani presenti nell’ep più altri quattro nuovi di zecca.

Robert Jon & The Wreck (Foto di Rob-Bondurant)

Per capire la portata e le aspettative nei confronti del gruppo californiano basta leggere la squadra di produttori che ha lavorato con Robert Jon e il chitarrista Schneeklut: Don Was (John Mayer, Bonnie Raitt), Dave Cobb (Brandi Carlile, Chris Stapleton), Kevin Shirley (Iron Maiden, The Black Crowes) Joe Bonamassa e Josh Smith; tali sforzi, sia a livello di produzione che compositivo, sono stati ripagati da questo lotto di brani uno più bello dell’altro con cui la band dà sfoggio del suo talento compositivo, sempre in bilico tra Rock, Southern, Roots e Blues in un susseguirsi di passaggi emozionanti.

Scritto a quattro mani da Robert Jon Burrison e Henry James (Schneeklut), l’album parte spedito con il Rock pregno di elettricità di “Pain No More”, un brano in cui il duo si avvale della collaborazione di Charlie Star dei Blackberry Smoke e che è l’ideale introduzione al credo musicale del gruppo: Rock, Roots, Blues e Southern si danno infatti il cambio al timone del sound, confermando le tante ispirazioni che ne completano lo spartito, passando da un’atmosfera all’altra con formidabile facilità.

L’album include otto gioielli, contenenti citazioni neanche troppo velate ai grandi del genere ma valorizzati da una personalità debordante; Robert Jon è il cantante perfetto, sia che ci si destreggi con brani grintosi al limite dell’Hard Rock, o che si inoltri verso la frontiera americana dove il Southern, aiutato da ispirazioni di scuola Blues Rock, prende il comando delle operazioni dirigendo l’Harley targata RBJW sulle interminabili Route statunitensi (“Bring Me Back Home Again e il singolo “West Coast Eyes”.

La Title Track chiude questo bellissimo lavoro, con la band che si concede una citazione neanche troppo velata ai grandi Allman Brothers e noi non possiamo che archiviare un altro pregevole tassello piantato nella storia recente del Southern Rock da parte di questa fenomenale realtà.

Robert Jon Burrison – Lead vocals, guitar

Warren Murrel – Bass guitar

Henry James (Schneekluth) – Lead guitar, vocals

Andrew Espantman – Drums, backing vocals

Jake Abernathie – Keyboards